La carbonara delle polemiche: Mariola spiega l’equivoco dei €28 ▷ “Come sempre si riporta quello che fa più clamore”

Le divisioni politiche sono note e continue, ma pure quelle che suscita la carbonara non scherzano: gioie e tragedie della penisola italica.
Quella in cui gli ingredienti del celebre piatto laziale sono continuamente sulla bocca di tutti, e in questo caso anche nel portafoglio. Ha suscitato polemiche il prezzo della carbonara del celebre Max Mariola, ora in attività anche a Milano. Costa 28 euro un piatto che dovrebbe essere povero, ma premesso che il prezzo lo fa sempre il venditore, lo chef nei giorni scorsi avrebbe giustificato questa scelta rincarando la dose: molti giornali hanno infatti riportato suoi virgolettati sul fatto che “dovrebbe costare di più”.
Ma è proprio così? Non esattamente, come Max Mariola ci ha tenuto a spiegare a Radio Radio Cafè da Francesco Caselli.

L’equivoco

Come sempre che cosa si fa? Si mette quello che fa più clamore, che poi così fanno leggere, fanno le visualizzazioni. L’hanno tirato fuori da un contesto sbagliato questo articolo. 28 euro perché potrebbe essere poco? Perché io vado col carrellino, col fuoco, con la pasta, con la padella, faccio lo show privato alla persona al tavolo, faccio lo show cooking solo per lui. Quindi tu che cosa pensi? Che può essere poco o tanto il fatto che una persona più o meno nota viene là da te e ti fa uno show?
Ci sono persone come chi ti fa pagare mille euro per mettere in bocca un pezzo di carne. Io ti sto facendo una carbonara con dei prodotti pazzeschi.

Costerà 10 euro in più – 8 euro in più di quello che potrebbe costare normalmente. La mia carbonara è il piatto più venduto del ristorante. Quindi che vuol dire? Che la gente è scema? No.

Vuol dire che la gente apprezza questa cosa, sta mangiando e si gode uno spettacolo, con battute, con sorrisi, con qualcosa di umano che avviene. Ci ricordiamo quando si faceva la crêpe suzette in sala o la tartare di filetto in sala? Si è sempre pagata di più, è un servizio che paghi di più da quello che semplicemente ti esce dalla cucina e che ti può cucinare chiunque“.