Caro PD, che autogol il post su Vannacci

Sulla pagina Twitter del Partito Democratico, nome più che mai orwelliano, va sottolineato, compare in questi giorni un post davvero demenziale. Vi troviamo l’immagine del generale Vannacci, in tinta rossa, con una riflessione, se così vogliamo definirla e nobilitarla, con la quale i centurioni della sinistra arcobaleno esortano i propri elettori a ignorare il generale.
Il post risulta demenziale, come dicevo, soprattutto in ragione del fatto che, negli ultimi mesi, le sinistre fucsia neoliberali atlantiste non hanno fatto altro che parlare del generale Vannacci, eleggendolo a nemico principale e a protagonista indiscusso e onnipresente del discorso.

Mi avventurerei anzi a sostenere senza ambagi che il successo travolgente del generale Vannacci dipende proprio dal fatto che le sinistre fucsia e i loro organi di stampa di riferimento non hanno fatto altro che parlare di lui, portando dunque il suo libro sulla vetta delle classifiche e trasformando il Vannacci stesso in un protagonista assoluto del dibattito pubblico e politico.
Tant’è che adesso il Vannacci, come sapete, è addirittura candidato in forma blindata con la Lega per le elezioni europee prossime venture.

Tra l’altro sarebbe anche interessante mostrare come sul piano economico si dia piena coincidenza tra le ricette proposte dal generale e quelle propugnate dalle sinistre fucsia. Ricette che così possiamo compendiare: neoliberismo, concorrenza, libero mercato, privatizzazione.

Addirittura, in un dibattito che ho avuto insieme al generale, Vannacci ha difeso apertamente la teoria detta del trickle-down, o “sgocciolamento”, che dir si voglia, uno dei cavalli di battaglia della scuola neoliberista.
Secondo suddetta teoria bisogna lasciare che i cittadini si arricchiscano senza limiti: laissez faire, laissez passer.
E poi alla fine le gocce della ricchezza dall’alto scenderanno anche verso il basso, verso i più poveri.
Si tratta, dicevo, di un cavallo di battaglia della scuola neoliberale. Un cavallo di battaglia che in verità è facilmente confutabile, dato che nella società turbocapitalistica, se di sgocciolamento vogliamo parlare, è lo sgocciolamento che va dai più poveri verso i più ricchi.

Data la piena coincidenza delle ricette economiche, le sinistre fucsia non criticano mai, ovviamente, il generale sul piano economico, ma lo accusano di un inesistente fascismo, che è lontano dal generale quanto Marte da Plutone.
Per il Vannacci, infatti, il mercato sta sopra lo Stato e la libertà si risolve nella libertà degli individui concorrenziali nella commercial society. Dove sarebbe, dunque, il fascismo del generale Vannacci? Non è forse il suo un profilo neoliberale al 100%?
Proprio come quello delle sinistre fucsia, appunto.

Proprio per questo, per inciso, è stato uno dei punti di critica che ho garbatamente rivolto al generale, che è comunque persona riflessiva e ben disposta al dialogo, nel dibattito che abbiamo avuto insieme a Udine qualche mese fa.
Vannacci ha ragione: viviamo in un mondo al contrario. E tuttavia egli omette di segnalare i due cardini di suddetto “mondo al contrario”.
I due cardini sono appunto il libero mercato concorrenziale e deregolamentato da una parte e l’atlantismo imperialistico dall’altra.

Da questi due punti derivano tutti gli altri rovesciamenti che contraddistinguono il mondo al contrario di cui siamo nostro malgrado abitatori. La svalorizzazione del mondo, le perversioni ovunque dilaganti, la deregolamentazione antropologica che il generale denuncia, talvolta con toni francamente esagerati e sopra le righe, non sono forse il prodotto più genuino della deregolamentazione economica e del trionfo del modello neoliberale?

La critica che muovo dunque al Vannacci può così essere condensata.
Egli critica gli effetti, di cui coltiva però le cause.
Le sinistre fucsia, per parte loro, non criticano né le cause né gli effetti, ma celebrano entrambe con ebete euforia.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro