Dopo la Capua, tuona Ricciardi: tornano le virostar abbandonate dal piccolo schermo

In molti si domandano, più che legittimamente, che fine abbiano realmente fatto i protagonisti della nota stagione virologica mediatica superstar. In effetti sembra che stiano vivendo una profondissima crisi di visibilità, una sorta di crisi di astinenza mediatica. D’altro canto, nei tre anni della dura emergenza, praticamente vivevano negli studi televisivi, andavano in onda a tutte le ore e spesso anche in contemporanea su più canali.

Sembrava che non si parlasse d’altro e che i soli titolati a parlare fossero loro, i sacerdoti in camice bianco, gli araldi della scienza. La loro era quella che potremmo definire una vita catodica più che di corsia. Poi l’ordine del discorso, come sappiamo, mutò repentinamente e dall’emergenza epidemica si diresse verso l’emergenza bellica, sicché i virologi superstar persero la loro centralità mediatica e vennero, per così dire, gentilmente scaricati dallo stesso sistema che li aveva fino al giorno prima celebrati solennemente in pompa magna.

Da eroi caddero abbandonati nell’angolo. Furono così sostituiti dagli esperti della guerra, che tuttora furoreggiano sugli schermi notte e giorno. E adesso li vediamo ogni tanto i virologi che cercano disperatamente di riconquistare l’attenzione in ogni guisa, talvolta con modalità francamente commoventi.

Prendete ad esempio la dottoressa Capua. Ella continua a metterci in allarme circa la possibile emergenza di una non meglio identificata pandemia detta genericamente X. Anche il forum di Davos, a dire il vero, ha insistito a più riprese su questa possibile emergenza.

Non sappiamo di cosa si tratti, ma ci viene detto che comunque, presto o tardi, arriverà.

E poi c’è lui, Ricciardi Walter, che nei giorni scorsi ha tuonato contro il governo, colpevole a suo giudizio di non aver prontamente adottato il Green Pass globale, almeno per ora, e sottolineo per ora. Lo dico dacché sono convinto che anche l’Italia, presto o tardi, si adeguerà anche a questa norma.
Proprio così, secondo il Ricciardi, l’Italia dovrebbe aderire subito, senza esitazioni e senza tentennamenti, al Green Pass globale, come se fosse la cosa più buona e più giusta del mondo.

Come se appunto l’infame tessera verde non fosse, come non ci stancheremo ad nauseam di ribadire, l’apice della discriminazione e del controllo biopolitico sopra e sotto la pelle. Per non parlare poi dell’infernale dispositivo di libertà autorizzata e concessa che esso comporta. Insomma, l’infame tessera verde viene dal signor Ricciardi celebrata come una necessità, a tal punto che egli si spinge adesso senza remore a rimproverare il governo italiano di non averlo introdotto, come invece in altre parti del mondo già è stato fatto.

Siamo davvero al paradosso eppure è così: c’è chi ritiene davvero che l’infame tessera verde debba essere non solo assunta, ma trasformata in una sorta di lasciapassare universale e a tempo indeterminato.
Come del resto abbiamo più volte sottolineato, l’infame tessera verde non se ne andrà e infatti non se ne sta andando, diventando anzi infame tessera verde globale. E adesso Ricciardi ci dice che anche l’Italia deve adeguarsi.

Ci mancava davvero il Ricciardi. Anzi, parafrasando una nota canzone di Giorgio Gaber di qualche anno addietro, potremmo ben dire “per fortuna che c’è il Ricciardi“.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro