Le Pen è meglio di Macron, ma ecco perché non può essere salutata come la redentrice

Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro di Marine Le Pen. Alle recenti elezioni europee il partito della Le Pen ha raggiunto circa il 33%, a fronte del flop dell’ultraliberista bellicista Macron. E ora pare che in Europa non si pensi ad altro che a isolare la Le Pen, impedendole di avere qualsiasi ruolo di rilievo, a prescindere dai voti che ha ottenuto.
Una sorta di conventio ad excludendum, volta a neutralizzare una forza che a tutta prima potrebbe apparire realmente non allineata all’ordine dominante.

Subito in Francia sono partiti i giullareschi caroselli dell’antifascismo, capitanati dalle sinistre fucsia liberal-atlantiste e dagli araldi dell’ordine dominante. Come non mi stanco di sottolineare ad nauseam, l’antifascismo in assenza di fascismo si pone oggi come risorsa di consenso per la civiltà del capitale assoluto e totalitario. Esso può presentarsi come la democrazia perfetta da difendere dal ritorno del fascismo o da ogni possibile contestazione dell’ordine dominante. Le Pen, tra l’altro, ha già avuto modo di sostenere a gran voce che bisogna trattare con Putin, cercando insieme a lui la via della risoluzione del conflitto, la via cioè per addivenire alla pace.

Insomma, quella della Le Pen è una posizione ben diversa da quella del signor Macron, che più volte, ha proposto di mandare le truppe in Ucraina e che probabilmente è caduto miseramente alle ultime elezioni proprio per questo motivo. Evidentemente i francesi, come del resto gli italiani, non amano la guerra, che invece i maggiordomi della politica vogliono, da che debbono obbedire agli ordini di Washington. Se è vero che la Le Pen è decisamente preferibile rispetto al prodotto in vitro dei Rothschild, Emmanuel Macron, non crediamo che ella possa rappresentare fino in fondo l’alternativa al sistema dominante.

Intanto perché è risaputa la sua difesa a oltranza di Israele.
Proprio così, la Le Pen non appoggia il popolo palestinese nella sua sacrosanta lotta di liberazione dall’oppressione.
Al contrario, la Le Pen sostiene apertamente le politiche imperialistiche d’Israele già da tempo.

Sul piano socio-economico, poi, la Le Pen sembra avere una posizione piuttosto vaga e sfumata, sicuramente non in grado di mettere in discussione l’ordine neoliberale egemonico. Non mi risulta che la signora Le Pen abbia mai sostenuto l’esigenza di abbandonare il sistema capitalistico.

Il solo punto probabilmente su cui la si può seguire riguarda la posizione sul tema della guerra, ove si pone in netta rottura con l’ordine atlantista e imperialista dominante, proponendo l’esigenza di trattare con la Russia di Putin e di giungere il prima possibile alla pace.
Non è poco, direte voi. E sono perfettamente d’accordo. Anche se, in verità, non basta fare della Le Pen un possibile soggetto della trasformazione sociopolitica.

Insomma, la Le Pen è meglio di Macron, ma non può essere salutata come la redentrice.
Per le ragioni già chiarite, ma poi anche perché, in fondo, sembra di poter dire della Le Pen ciò che varie volte abbiamo detto in generale delle destre bluette liberal-atlantiste. Le destre che non pongono in essere la vera alternativa, risultando semmai assimilabili a quell’alternanza tra destra e sinistra che nega ogni possibile alternativa al blocco egemonico del turbo-capitalismo americano-centrico.

Radioattività – Lampi del Pensiero Quotidiano con Diego Fusaro