Ripartirei dagli ultimi minuti dell’Inter.
Ti chiederai: e adesso che c’entra l’Inter? C’entra, c’entra.
L’Inter in quel finale ha fatto capire a tutti, avversario compreso, che cosa sia la Champions e quanto pesino rabbia, concentrazione, desiderio di non soccombere in competizioni del genere, che niente hanno in comune con il campionato.
Anche l’Inter fatica in Italia, anche l’Inter ha sofferto per ottantacinque minuti. Poi la reazione.
Ecco, Eusebio, si può giocare al Bernabeu tenendo in mente quelle immagini nerazzurre?
Dunque? Dunque la Roma giochi la sua partita o almeno ci provi.
Non rinunci all’offesa, non pensi esclusivamente a non prenderle. In questo secondo caso ci sarebbe ben poco da fare.
Il Real spinge sugli esterni, ma sa muoversi e bene anche per vie centrali. Giá, é il Real.
Ha perso Cristiano e gli altri, improvvisamente orfani, sono cresciuti.
La Roma ha bisogno di guardare i corridoi laterali, di ritrovare Manolas e Fazio, di avere centrocampisti (tra adulti e giovani) che non pensino solo all’interdizione, ma pure a ribaltare l’azione per entrare nel territorio avversario meno presidiato, quello difensivo.
E farlo con il suo giocatore migliore: Dzeko, abile nel chiudere in porta e nel servire i compagni.
Nel calcio tutto si può e ciò che era vero ieri, non lo è oggi e non lo sarà domani.
Al Bernabeu la Roma ha giocato spesso ottime partite.
Ci basterebbe una buona partita: Eusebio, in fin dei conti non chiediamo la luna.
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