Ha perso il Real Madrid. Non ha vinto il Manchester United. Ha sofferto il Manchester City. Sta a vedere che questa champions potrebbe riservare il colpo di scena. Sta a vedere che con le mezze luci le nostre squadra possano rappresentare la grande sorpresa. Può capitare, può accadere dopo un mondiale che non ha visto sventolare le bandiere tricolori. D’accordo, i club sono stranieri, nel senso dei cognomi di calciatori e proprietari, ma l’Italia del football almeno non scivola sotto lo spread, non viene derisa dall’Europa che conta, anzi si riscatta e mette paura alle cosiddette grandi.
I cinque gol della Roma ribadiscono il buon momento della squadra giallorossa, i tre gol di Dzeko rispondono alla tripletta di Dybala, roba buona per chi ama il football. La Juventus sa rinunciare anche a Cristiano Ronaldo, i ragazzi di Berna ringraziano per la gita a Torino, lo Young Boys domina in Svizzera ma appena mette il naso oltre la frontiere scopre che la cioccolata e i dadi da brodo non hanno più l’effetto di una volta. Idem come sopra per i cechi del Viktoria che dovrebbero cambiare insegna. Bene, dunque.
Male il Real per la presunzione di Lopetegui che ha rinunciato ai titolari e ha lasciato a Madrid Sergio Ramos, il più importante marcatore di avversari e di arbitri. Male il Manchester United e Josè Mourinho ha capito che la vita non è sempre speciale, quattro partite senza vittorie sono roba che significano molto. Il Bayern è stato graziato dall’Ajax che sta tornando a essere la squadra fresca e bella dei favolosi anni. Infine il City che parte male e si rialza alla fine in Germania. Guardiola non può vivere di rendita, nessuno pensi di godere senza soffrire.
Post scriptum: la curva della Juventus resterà chiusa per un turno di campionato. Andrea Agnelli dice che il futuro è dei giovani, dunque licenzia Marotta ma non riesce a mandare a casa gli ultras. Non sono giovani anche costoro. O no?
Tony Damascelli