Che dibattito sulla Roma: bella, brutta, così così? C’inseriamo. Partendo da una certezza: il risultato. Il pari a Napoli è buono, alzi la mano chi pensa il contrario. Ma basta questo? No, se contassero i numeri dovremmo guardare la classifica, chiudere l’album e passare al prossimo anno. Dunque:
1) nel primo tempo una buona Roma e non solo in contropiede: un gol e un salvataggio di Albiol sulla linea;
2) nella ripresa solo Napoli e che il pari sia arrivato alla fine è un caso.
Questa la sintesi. Cui vanno aggiunte altre riflessioni: la Champions, a un certo livello (Manchester, Parigi) e giocata fuori casa, stanca. Il Napoli, come la Juve a Empoli, mi è parso sotto ritmo e con alcuni giocatori (Insigne addirittura) con la testa sotto il cuscino. Il calcio era quello che si conosce, ma la musica si avvicinava alla ninna nanna. La Roma contro i russi ha giocato il giorno prima e la partita non ha chiesto un eccesso di energie.
La Roma, però, nonostante tutto, ha fornito nella ripresa una prova solo difensiva. Che cosa era successo? Intanto l’infortunio di De Rossi, il migliore nel primo tempo, e più tardi quello di Manolas, protagonista, pure lui, di un’ottima prova. Basta per giustificare la linea Maginot giallorossa? Non basta. Bisogna aggiungere la reazione del Napoli e un gioco tutto in divenire della Roma: quando non riesci a importi e l’area avversaria ti sembra lontanissima, non ti resta, a questo punto e non riuscendo a fare altrimenti, che chiuderti nel fortino e sperare che passi la pioggia.
Siamo dunque a metà dell’opera. E da qui dovrà ripartire Eusebio: il pari ti regala serenità e qualche giocatore, vedi Olsen, Dzeko e Pellegrini. È arrivato il momento di ripartire con tutti e con un calcio più di squadra e più propositivo. Subito, da Firenze. La Champions è ancora possibile, ma non a un passo e nel frattempo le rivali sono aumentate: la zona è più trafficata di piazza Venezia a mezzogiorno.
Roberto Renga