La sconfitta con la Spal ha riaperto ufficialmente la crisi giallorossa. Tutti sotto accusa: giustamente i giocatori, che sono stati battuti da avversari evidentemente inferiori. Sotto accusa l’allenatore, che stavolta ha sbagliato, ha sbagliato molto. Una squadra senza più identità nel secondo tempo, quando ancora ci sarebbe stato il tempo per recuperare. Che senso ha avuto, per dirne solo una, mettere in campo Coric, capace di scavalcare nelle gerarchie Pastore e anche Zaniolo, messo in campo sorprendentemente a Madrid?
Sotto accusa Monchi, per una campagna acquisti che sin da agosto aveva suscitato molti dubbi: perché smontare una squadra capace di arrivare in semifinale di Champions League e, invece di rinforzarla, operare cessioni molto dolorose? Sotto accusa inevitabilmente anche la società, anche i dirigenti, che anche in settimana – piuttosto che interrogarsi sugli alti e bassi della Roma – si sono “distratti” su temi diciamo così più imprenditoriali. Insomma, per la seconda volta in appena due mesi si è riaperta una crepa profonda. Dopo Bologna ci fu bisogno di un ritiro a Trigoria, con Di Francesco e i giocatori faccia a faccia per qualche giorno a chiedersi cosa non andasse.
Stavolta, forse, al ritiro dovrebbero partecipare tutti: da Pallotta ai dirigenti, da Monchi ai suoi collaboratori, per mettere a fuoco qual è veramente la mission della Roma. È giusto considerare il mercato, la campagna acquisti, un fine per alimentare tutta la macchina, facendo plusvalenze, o sarebbe – almeno stavolta – più giusto considerarlo un mezzo per costruire una Roma capace davvero di far sorridere i tifosi?
Alessandro Vocalelli