Viva l’Italia. Vittoria, come doveva, come poteva. Come ha fatto. Sono un pentito. Non pensavo che la squadra potesse crescere. Temevo l’ansia della prestazione, sono stato smentito e smascherato dalla prova caparbia, spavalda, iellata ma alla fine premiata.
Buone cose dovunque, in difesa, in mezzo al campo e, anche davanti dove restiamo alla ricerca del centravanti (si può ancora dire o scrivere?!) perduto e Mancini si è messo a giocare con le figurine, tra Immobile, Bernardeschi, Insigne, Lasagna tutti volenterosi ma con un limite o tecnico o tattico o fisico.
Va bene, anzi va benissimo così, la Polonia viene mandata al purgatorio europeo, noi ce la giocheremo contro i campioni del Portogallo. Il gol di Biraghi cancella l’incubo e la mortificazione eventuale, Mancini può radunare le idee anche se i problemi verranno ribaditi fino a quando la federcalcio non svolterà con una nuova norma che preveda l’utilizzo limitato in campo degli stranieri che non bloccherà comunque il loro tesseramento. La nazionale è figlia di questa penuria, i club se la godono ma se date un’occhiata alle ultime partite delle nostre in coppa, vi accorgerete che su 66 calciatori impiegati da Juventus, Napoli, Roma,Inter, Milan e Lazio gli italiani in campo assommavano a 16, con il numero minimo del Napoli (1) e quello massimo del Milan (5), dunque il 24 per cento della popolazione totale. Pochi, troppo pochi per poter rifornire la nazionale degli elementi necessari e, soprattutto, importanti e decisivi.
Teniamoci stretto questo risultato e restiamo in Europa, nessuna “Italexit”, per il momento. Lo spread del pallone ci accarezza. Al resto pensino i politici. Se ne sono capaci.