Cinquanta secondi di veleno

Il Var condanna la Lazio, Acerbi segna un fake gol all’ultimo secondo, poi per due minuti Orsato e gli assistenti alla video assistence, studiano immagini al rallentatore, cancellano il colpo di testa del difensore, per off side. Amarissima conclusione e maledetto Var che vede un piede, uno stinco, un calzettone in fuori gioco e trascura altri fatti e misfatti, così avvelenando qualsiasi senso di questo gioco. Ma così vogliono quelli che ritengono che la Var abbia timbrato la fine delle ingiustizie, non rendendosi conto che, invece, il football stia andando verso una uscita pericolosa.

La Lazio ha perso la partita dopo cinquanta secondi, poi ha provato a trovare il gol, vanamente. Non è stata certamente una bella partita come ha sostenuto la seconda voce di Sky Sport, Marchegiani Luca. L’Atalanta non è stata arrembante come sempre, la Lazio ha pagato gli errori difensivi e un vuoto offensivo. La squadra di Inzaghi si era fatta male in avvio con una combinazione fantozziana Wallace-Radu-Acerbi, offrendo a Zapata la possibilità di battere in porta. Ho cercato di capire perché, in serie A, si appalesino difensori, non soltanto quelli laziali, di così scarso livello tecnico che avrebbero faticato a trovare un posto nel campionato De Martino, nei favolosi anni Cinquanta-Sessanta.

Presa in faccia la torta gelata, nel ghiaccio di Bergamo, la Lazio, in verità, è cresciuta, nel gioco, Correa ha svolto il ruolo inevaso in avvio da Milinkovic Savic che si è riscattato nella fase finale. Ci sono stati momenti in cui è sembrato che la squadra potesse riequilibrare ma ci sono stati altri fotogrammi da film horror della difesa, il carioca Wallace in affanno nella marcatura a uomo su Zapata, Radu, Marusic in apnea, Strakosha più da pallanuoto che da football, troppi palloni persi in ripartenza. Inzaghi ha capito, in ritardo, di dover riparare, inserendo Luis Alberto per Badelj e Lukaku per l’equivoco Marusic. E per giocarsi la carta della disperazione ha tolto Wallace sbilanciandosi con Caicedo, tre attaccanti più due trequartisti, come si usava all’oratorio per far felice il parroco. Roba piccola, tanto che il gol annullato è arrivato da Acerbi, mentre i tre caballeros non avevano mai calciato nei quindici metri quadrati della porta di Berisha. Male, malissimo, il veleno di questa sconfitta va in circuito, l’Atalanta ha vinto senza nemmeno sudare, e non c’entra il gelo della serata bergamasca. La Lazio è questa, non trova mai il centesimo per fare un euro.

Tony Damascelli