Ci sono momenti in cui la Juventus mette paura. Mette paura per la solidità che la porta avanti, per la sicurezza che ormai caratterizza il suo gioco, per la condizione generale che permette di rinunciare ad alcuni titolari, ultimo Pjanic contro la Fiorentina, senza subire reazioni contrarie e controproducenti. La vittoria larga e meritata nelle cifre, nonostante l’opinione dei commentatori di Sky sport, ribadisce lo strapotere juventino che ha cancellato l’imbattibilità interna della squadra viola che non ha mai dato l’impressione di entrare in partita, a parte episodi di gioco.
Un paio di notizie lasciano memoria: Cristiano Ronaldo ha realizzato il suo decimo gol su quattordici presenze, e questa non è una novità ma è stato sostituito e questa sì che è una primizia. E’ uscito per prendere gli applausi di chi sa di football e i fischi di chi frequenta le discariche.
A proposito, lungo uno dei muri esterni del Franchi, alcuni vigliacchi hanno lasciato una scritta miserabile oltraggiando i morti dell’Heysel e Gaetano Scirea. I muri delle città e degli stadi sono diventate le latrine dei viventi cadaveri, odiano i morti di Nassiryia, quelli di Superga, quelli della finale di coppa contro il Liverpool, i giudici e i poliziotti ammazzati dai terroristi e dagli ultras e continuano a vivere liberamente in un mondo complice che si esalta per altre vicende più facili e comode da cavalcare. Torno alla partita.
L’altra notizia è la crescita costante, continua di Bentancur, classe ’97, ieri chiamato a rilevare il ruolo di Pjanic e addirittura al gol, da grande del biliardo. Il resto è la solita, robusta Juventus, incredibile nel muro umano, quello buono, di Chiellini, reattiva nel portiere Szczesny, abbondante in Cancelo, energico in Matuidi e Cuadrado, potente in Mandzukic e poi Cristiano Ronaldo, cioè il football. Chi può fermare questa squadra? Venerdì prossimo a Torino si appaleserà l’Inter, dunque una sedicente rivale al titolo. Di certo la Juventus prescinde dalle altre, fa il suo, senza strafare ma essendo più forte impone il proprio dominio. Quattordici partite e un solo pareggio. C’è altro?
Tony Damascelli