Auguri vecchia Lazio. Sono 119 anni che la Prima squadra della Capitale è in piedi, non saranno certo gli scontri a Piazza della Libertà di ieri sera tra alcuni stupidi e la Polizia o gli adesivi antisemiti attaccati dai rivali giallorossi a rovinare la festa che merita. La nostra redazione, attraverso video e ricordi, ha voluto omaggiare la Polisportiva più grande in Europa nel giorno del suo compleanno, rivivendo i momenti salienti della sua lunga storia.
Grazie ai racconti di Ilario Di Giovambattista, Furio Focolari, Alessandro Vocalelli, Franco Melli ed Enrico Michetti, abbiamo ripercorso questi 119 anni, dalla fondazione alla vittoria in Coppa Italia contro la Roma. Le prime immagini ci hanno riportato indietro, nella Roma di inizio XX secolo, quando 15 atleti guidati da Bigiarelli hanno dato nascita alla Lazio, così chiamata – come ricorda Vocalelli – dal “Latium vetus”, ovvero il territorio sacro dove sarebbe nata la città eterna.
Dopo anni difficili, la prima squadra biancoceleste a rimanere nel cuore dei laziali è quella capeggiata da Meastrelli, riuscita nell’impresa di vincere lo Scudetto nel 1974 dopo soli due anni dall’arrivo in Serie A. Un allenatore fantastico ma soprattutto un signore nella vita. Un esempio ce lo dà Focolari: “Quando ero giovane sono stato mandato a Tor di Quinto, dove si allenava la Lazio. La prima volta sono entrato timidamente, Maestrelli mi ha visto e nonostante non mi conoscesse mi è venuto incontro. Gli ho detto che ero un giornalista, mi ha preso sotto braccio e mi ha portato nelle tribunette. Se oggi mi chiedi di fare un nome per ricordare la Lazio dico Maestrelli“. In campo, invece, il trascinatore di quella squadra è stato senza ombra di dubbio Chinaglia, ricordato così da Melli: “E’ stato il giocatore che più mi ha affascinato da quando seguo il calcio. Anche negli errori. Che godimento stare prima di una partita in Svizzera al tavolo di Poker con lui, con una bottiglia di Whisky sotto. Era fanatico, ma anche simpatico e spiritoso“.
Di quella grande squadra, purtroppo, c’è chi ha perso la vita troppo prematuramente, come appunto il Maestro e Giorgione, o come Frustalupi, Pulici e Facco. Come dimenticare poi l’addio di Re Cecconi, ucciso dopo uno scherzo finito in tragedia: “Ricordo benissimo quel pomeriggio – racconta Melli -, quando è arrivata la notizia mi sono precipitato al San Giacomo. Sembrava di vivere un incubo. L’ho conosciuto bene, era un ragazzo buono“. In panchina, oltre a Maestrelli, anche Bob Lovati, omaggiato da Vocalelli con un aneddoto bizzarro: “E’ stato alla Lazio per 50 anni, un uomo unico. Ricordo che dopo un mercato dove abbiamo dato via dieci giocatori senza prendere nessuno, a una domanda di un giornalista rispose: ‘E’ vero, non abbiamo comprato nessuno, ma ne abbiamo indebolite tante di squadre’“.
Un’altra Lazio molto amata, anche se non vincente, è stata quella del -9. Focolari rivela per la prima volta un dettaglio del giorno della penalizzazione: “Arrivata la notizia sulla possibile retrocesione in Serie C e il capo della redazione sportiva del tg1 Sandro Petrucci, grande laziale, ha deciso di dire tutto subito per far scende in piazza i tifosi, che si sono radunati all’istante riuscendo a mantenere il club capitolino nella serie cadetta“. Il discorso di mister Fascetti dentro lo spogliatoio è leggenda: “Sono bei ricordi – commenta sulle nostre frequenze l’ex tecnico biancoceleste -, siamo nella storia della Lazio. E’ stato quasi come vincere lo Scudetto. Abbiamo un po’ mollato dopo la prima parte di campionato, ma alla fine è andata bene. Questa squadra l’ho allenata e ci ho giocato, sono legatissimo. Il gol di Fiorini? Non ho mai sentito un boato del genere, c’erano 73mila tifosi. Non ho mai avuto paura però di retrocedere, non potevamo. Lunga vita alla Lazio“.
Oltre a Fascetti, abbiamo avuto il piacere anche di sentire Camolese e Regalia, due protagonisti di quella storica impresa. L’ex centrocampista non ha mai dimenticato gli insegnamenti del tecnico toscano: “E’ stato fenomenale, tenere unita quella squadra non era semplice. Quella Lazio? E’ stato l’esempio di come con il lavoro si possano ottenere grandi risultati“. Il D.S. rivela di aver avuto piena fiducia fin da subito in Fascetti: “Eravamo consci delle difficoltà, ma il mister ha sempre trasmesso sicurezza. E’ stato difficile anche recuperare per colpa di qualche errore arbitrale. La Lazio? Sportivamente eccezionale, i tifosi hanno inciso tantissimo. Grazie ai tifosi biancocelesti la società non è “morta“, poi è iniziata l’era Cragnotti e sappiamo tutti quanto abbiamo vinto“.
Un’ora e mezza di lazialità terminata proprio ricordando le grandi vittorie di Cragnotti – nato lo stesso giorno della Lazio -, la Coppa Italia vinta nel 2009 da Delio Rossi e quella eterna del 2013. Proprio il tecnico emiliano, unico nell’era Lotito ad aver giocato in Champions, ha dichiarato ai nostri microfoni: “La Lazio? Uno dei punti più alti nella mia carriera. Ho allenato una grande squadra, anche se non forte come quella di oggi“. Ultima ospite la mitica Suor Paola, storica tifosa biancoceleste, che ha raccontato come è nato il suo amore per i capitolini dopo l’incontro con Maestrelli: “Gestivo dei ragazzi poveri. Andai nel campo di allenamento della Roma, che era più ricca della Lazio, ma venni cacciata. Tommaso invece mi accolse a braccia aperte, dopo la fine degli allenamenti ricordo D’Amico che giocava con i bambini“. Un finale romantico, emblema della storia della Lazio.