Da Los Angeles a Pechino passando per i teatri romani, Maria Grazia Cucinotta ha un esperienza multietnica e una certa fama internazionale che la contraddistingue nel nostro panorama drammatico, ce ne ha parlato stamattina a “Io le donne non le capisco”.
Maria Grazia, ma stai facendo un sacco di cose. Pomeriggi impegnati a teatro vedo…
Prove, prove in continuazione per questo mio debutto in teatro e devo dire che non avrei mai immaginato di lavorare così tanto. E’ dura, è faticoso. Io non ho mai fatto teatro e non avrei immaginato fosse così impegnativo, ti ruba la giornata.
Ma cosa state preparando?
Stiamo preparando uno spettacolo con altre due donne che si chiama “Le figlie di Eva” scritto da Michela Andreozzi che è una delle tre donne – anzi mi ha coinvolto nel progetto proprio lei – e Vittoria Belvedere. C’è anche un uomo a cui noi creiamo un pò di casini e mi fa un sacco tenerezza, lo interpreta Marco Zingaro, un attore straordinario. Lo spettacolo è diretto da ‘Max’ Vado, fantastico perché un regista che è anche un attore capisce molto di più quelle che sono le tue debolezze, le tue paure, sa come spegnere quell’attacco d’ansia che ti piglia ogni cinque minuti…
Perché di ansia ce ne sarà in questa fase…
Sì, assolutamente perché è un modo di recitar completamente diverso. Tu devi ripartire da zero con quelle che erano le tue conoscenze. Un pò mi aiuta il fatto che non sono più timida come vent’anni fa, quando sarei svenuta solo al pensiero. Adesso penso che invece sverrò alla prima battuta. Comunque è una commedia bella, che parla di donne e di come reagiscono nei momenti di difficoltà. C’è una battuta del mio personaggio – che amo – che dice: “Un uomo perfetto è una donna col…” (ride, ndr)
La sera che fai, torni a casa e ti ripeti la parte?
La sera fai la mamma la moglie e tutte le altre cose. A volte ripeto anche la parte e mio Marito mi chiede interdetto cosa stia facendo.
Altri progetti in giro?
Partiamo (con mio marito) per Los Angeles per presentare questo nuovo film che si chiama “Tutto liscio”. Inoltre Pascal Vicedomini è il direttore artistico e ideatore del festival mi ha dato la nomina di presidente del Los Angeles Festival.
Tuo marito ha detto che agli oscar è finito all’ultimo tavolo dietro la colonna, non so se hai sentito.
Si ma tanto lì l’importante è il red carpet, poi dove ci si siede non ha rilevanza. Che poi è talmente noioso perché lo spettacolo dura una cifra. Però è bello poter dire di esserci stati .
Tu sei spesso in Cina, e lì sei molto popolare vero?
Sì, sono stata la prima ad arrivare tredici anni fa quando ancora non si parlava di Cina. Sono diventata amica della direttrice del festival di Shangai e questo mi ha portato a conoscere la Cina vera perché lei mi ha portato a vedere posti che non tutti conoscono.
Ci racconti qualcosa a riguardo?
E’ un mondo che ti sembra talmente distante, poi invece ti rendi conto che è vicinissimo a noi ma lì a differenza nostra c’è uno che comanda mentre gli altri fanno e questo è molto più fattibile. Lì è bello costruire, vivi in un paese dove c’è ancora il ‘boom’ economico ed è bello far parte di quella crescita. Io ho avuto la fortuna di vedere Shangai e Pechino e vivere con loro questa sorta di rinascita.
Mentre in Italia non è proprio così…
L’italia è un paese meraviglioso, e anche loro ci amano. Siamo veramente il frutto di tutto ciò che abbiamo fatto anche in Cina, non dominando ma istruendo. Lì abbiamo la fama di quelli che possono insegnare cos’è la moda, cos’è l’arte, cos’è il buon gusto, cos’è il buon vivere loro ci vedono come degli amici. Come nel caso di Matteo Ricci, questo prete gesuita che è stato in Cina e ha insegnato loro l’uso dell’orologio, ha fatto della filosofia, è stato amico dell’imperatore e lì è venerato. Quando si parla dell’Italia in Cina gli si illuminano gli occhi perché siamo un loro punto d riferimento per imparare.
Quello che dici mi fa tristezza perché è talmente vero che siamo dei creativi che poi a vedere ora non sembra così…
Purtroppo questo limite è nelle mani di chi ha il potere, una volta ho parlato ad un signore che mi ha detto che le aziende che sanno fare ma non conoscono chi ha il potere alla fine soccombono e questo è un grande peccato perché l’Italia potrebbe volare alto.