La brusca frenata della produzione industriale fa tornare lo spettro della recessione. La doccia gelata per l’Italia è arrivata ieri mattina con la diffusione dei dati dell’Istat. A novembre la produzione industriale italiana è crollata del 2,6% rispetto allo stesso mese del 2017 e dell’1,6% rispetto a ottobre. L’indice destagionalizzato mensile evidenzia un aumento congiunturale solo nel comparto dell’energia (+1,0%); variazioni negative registrano, invece, i beni intermedi (-2,4%), i beni strumentali (-1,7%) e i beni di consumo (-0,9%).
Per Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, “il nuovo calo della produzione industriale rafforza il timore che il nostro Paese stia entrando ancora una volta in recessione. La conferma – spiega – la si avrà soltanto il 31 gennaio quando verrà pubblicata la prima stima dell’Istat sulla crescita del Pil nel quarto trimestre 2018″.
Se al calo, già registrato nel terzo trimestre, seguirà un altro calo, come è molto probabile, sottolinea Quagliano, “il nostro Paese sarà nuovamente in recessione peraltro senza aver superato il livello massimo toccato a metà 2011 al termine della ripresa seguita al crollo generato tra il 2008 e il 2009 dalla grande crisi innescata dal fallimento di Lehman Brothers il 15 settembre 2008”. Se effettivamente il dato del quarto trimestre, conclude, “confermerà che la tendenza positiva del Pil avviatasi dal 2015 si è nuovamente invertita, per l’Italia, unica tra le economie avanzate, la crisi iniziata nel 2008 assumerà un profilo non più a doppia V ma ancora più preoccupante”.
Il premier Giuseppe Conte , commentando i dati Istat, dice: “Temevo un dato negativo già anticipato per alcuni partner europei: era difficile che per l’Italia non fosse negativo. Ma è importante aver anticipato prima e compreso che sarebbe stata questa la ragionevole evoluzione del trend economico e, per questo, ancora più importante è intervenire con la nostra manovra, nel segno della crescita e dello sviluppo sociale”.
Il vice premier Matteo Salvini fa notare come i dati sulla produzione industriale di novembre siano “in calo in tutta Europa“. “Non penso – sottolinea – che il decreto dignità incida in Germania, in Gran Bretagna, a Parigi o in Olanda“. Per Salvini “è un problema per l’economia a livello mondiale che passa anche dagli Usa”. Solo che, aggiunge, “noi a differenza di altri mettiamo più soldi nelle tasche dei cittadini e delle imprese per combattere questo blocco a livello mondiale”.
Ottimista sulla situazione economica dell’Italia è il vicepremier Luigi Di Maio che, intervenendo agli Stati generali dei consulenti del lavoro, afferma: ”Io credo che un nuovo boom economico possa nascere” dalla creazione di ”autostrade digitali, come negli anni ’60 ci fu un boom con le autostrade” che collegavano le diverse zone del paese. ”Il lavoro è la grande sfida che dobbiamo affrontare. L’Italia deve essere in prima linea in questo clima di cambiamento globale” puntando a diventare ”una Smart Nation”, spiega.
Sul fronte sindacale c’è invece grande preoccupazione per l’economia italiana. “Il calo della produzione industriale, in Italia come in Europa, è un preoccupante campanello d’allarme – dice il leader Uil, Carmelo Barbagallo – . E’ l’economia continentale a segnare il passo, prova evidente che la politica d’austerità, voluta in alcuni ambienti europei, continua a fare danni”.