E’ intervenuto in diretta a “Lavori in Corso” con Stefano Molinari e Luigia Luciani, esprimendo la propria opinione sull’arresto di Cesare Battisti, Marco Ferrando, portavoce del Partito Comunista dei Lavoratori. “E’ un po’ difficile per noi essere soddisfatti e solidali con i governi Salvini e Bolsonaro, perché parlano di giustizia, ma uno manda gli immigrati nelle galere libiche in pasto a torture, l’altro rivendica le tradizioni della dittatura militare brasiliana, quindi è un po’ difficile credere che le parole di democrazia, di riti e giustizia siano credibili sulle labbra di soggetti del genere” ha detto il referente italiano del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale.
E ancora, entrando nel merito: “Non c’è nessuno più di noi avversario, da sempre, del terrorismo, dei terroristi e delle loro pratiche: hanno fatto scempi, dal punto di vista degli interessi del movimento dei lavoratori, mi ricordo gli anni 70 e al gruppo del quale faceva parte Battisti, ma anche le Brigate Rosse. Hanno regalato alle classi dominanti di questo Paese una grande campagna d’immagini contro i lavoratori a difesa delle politiche di austerità”.
“Lo stato italiano ha lasciato largamente impunito le peggiori stragi terroristiche consumate da fascisti diversamente assortiti e sembra un risultato storico il fatto che un terrorista, sciagurato, è stato catturato 37 anni dopo. La vendetta dello stato… di questo stato, non mi sento di avvallarla” ha ribadito con forza Ferrando, specificando che “40 anni dopo, è difficile che il carcere possa assumere una funzione educativa, si punisce obiettivamente un’altra persona, non quello che era allora Cesare Battisti. Dopodiché, ribadisco, mentre condanno teorie e pratiche del terrorismo, non me la sento di essere solidale con uno stato che, 40 anni dopo, cattura un terrorista dall’altra parte del mondo e che ha avvallato stragi terroristiche negli anni 70 e 80.”
“La nostra è visione dichiaratamente di parte” ha sottolineato ancora Marco Ferrando, chiudendo il discorso con la visione “di uno stato come uno strumento di difesa del dominio sociale e combattiamo questa nuova classe dominante.”
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