Pd, mai così pochi al congresso

Alle 18 di lunedì 21 gennaio l’asticella si è fermata a 93mila. Un record negativo di affluenza ai congressi di circolo riservati agli iscritti dem. Si tratta di un dato parziale, nei prossimi giorni si continuerà ancora a votare (il termine è slittato al 27 gennaio) e i numeri potrebbero risalire ma quello del 2019 potrebbe essere il congresso con il dato peggiore di partecipazione degli iscritti.

Timori che si allargano anche all’affluenza ai gazebo del 3 marzo. I dem ricordano che anche nel 2017 votò poco più della metà degli aventi diritto nella fase riservata agli iscritti e poi ci fu un’ottima partecipazione ai gazebo. Comunque non è un caso che Nicola Zingaretti si sia rivolto così a Carlo Calenda che ha detto che non voterà alle primarie: “Dico a Carlo che è importante andare a votare il 3 marzo, è importante che ci sia la fila. Si può votare chiunque, anche non Zingaretti, ma bisogna dare un segnale perché anche la vittoria alle europee passa per un segnale che dobbiamo dare: il Pd nuovo è tornato”. 

Certo le parole da Bruxelles del padre dell’Ulivo, Romano Prodi, non aiutano la mission: a sinistra mancano “idee e prospettive” e manca anche un leader, “c’è un’opposizione – ha detto Prodi – ma manca un’alternativa”. Una doccia fredda per i candidati impegnati nel congresso dem, compreso il potenziale vincitore Zingaretti. Tanto che in serata la prodiana Sandra Zampa circoscrive meglio le parole del Prof che, dice, “sono dettate da una grande preoccupazione per lo stato in cui versa l’Italia” e non vanno lette come un affondo contro il Pd ma come “una incalzante esortazione” per la rinascita del centrosinistra.

Zampa sottolinea come “l’esortazione” di Prodi “è tanto più vera nel momento in cui ci si avvicina alle primarie per la scelta del nuovo segretario del Pd. Dalle primarie deve uscire con una forte legittimazione un leader che sappia subito parlare al Paese con un linguaggio nuovo, idee e proposte innovative”. Un leader che potrebbe essere Nicola Zingaretti. Dai dati diffusi dal Nazareno, il governatore del Lazio si conferma in testa con il 48,5%, Maurizio Martina al 35,1%, Roberto Giachetti al 12,8%, Francesco Boccia al 2,3%, Saladino 0,67% Corallo 0,63%

In tutto questo poi arrivano segnalazioni di irregolarità dal territorio. Oggi la segretaria del circolo di Tor Bella Monaca ha denunciato “molte gravi irregolarità” nel voto nella sezione di Torre Spaccata. Ma l’affondo più pesante arriva dalla Sicilia dove il congresso tra gli iscritti va avanti a rilento. Al momento ha votato solo il 7 per cento degli aventi diritto. A lanciare l’allarme è Teresa Piccione, area Zingaretti ed ex-sfidante di Davide Faraone per la segreteria regionale siciliana poi ritiratasi -in polemica- dalla corsa.

“Io francamente non lo so il perché di tutti questi ritardi nei congressi in Sicilia. Ma quello che so è che qui in Sicilia si sta consumando il peggio a cui si può assistere”. Piccione lancia accusa precise: “Porto solo un esempio: dall’anagrafe di Palermo sono stati esclusi illegittimamente alcuni circoli che hanno sempre votato. Più di mille iscritti vengono esclusi e non sappiamo su quale motivazione visto che questi circoli hanno votato per il congresso 2017. Guarda caso si tratta di circoli che sono della parte avversa rispetto a quella della maggioranza… E questo sta accadendo anche in alcuni paesi della provincia. E’ veramente ignobile”.