La notizia è ormai nota, i migranti chiedono un risarcimento al Governo per essere stati privati della libertà e della richiesta di asilo sulla Diciotti. Una delle reti legali che hanno collaborato è la Baobab Experience.
Non avvocati ma un gruppo di volontari. Si presentano così i componenti di Baobab experience, per la quale associazione è intervenuta a “Lavori in corso” Giovanna Cavallo che si è presentata nel medesimo modo. Il casus belli ancora una volta la trattenuta forzata dei migranti sulla Diciotti.
“E’ stato proprio per questa domanda di chiarezza dei quarantadue migranti che abbiamo intercettato che gli abbiamo fornito le conoscenze per un’azione legale” ha risposto la Cavallo alla domanda di Luigia Luciani. L’azione legale non parte dunque dalla Baobab o dalle altre associazioni umanitarie ma direttamente dai migranti diretti interessati, che dunque hanno presentato un ricorso al tribunale civile di Roma.
“Non hanno avuto libertà né diritto di chiedere asilo in quei giorni sulla Diciotti, restando a bordo ignari di ciò che stava accadendo” ha detto la Cavallo, specificando che “la legge prevede un risarcimento per questi casi. Non so quantificare la cifra ma un risarcimento può essere riconosciuto“.
Le procedure anagrafiche all’arrivo
Riguardo il discorso sulla burocrazia e sui documenti dei migranti sui quali c’era confusione perché i documenti erano mancanti o in altri casi di datazione sospetta, Giovanna Cavallo chiarisce: “Le date di nascita che vengono fornite al momento dello sbarco, se non riguardano l’anno informano circa l’età fornita dal migrante perché da dove provengono l’età anagrafica funziona diversamente. La dicitura ‘1 gennaio’ viene data dalla polizia, non certo dal migrante che dichiara l’età“.
Quando mancano i documenti…
“Ci sono migranti che arrivano in Italia con il passaporto, non è vero che arrivano tutti senza documenti. Uno dei motivi per cui non ne sono provvisti è che i trafficanti per la maggior parte glie li sequestrano in Libia per fare in modo che le persone vengano trattenute illegalmente“. Per le Normative Internazionali comunque la cosa sarebbe di poco conto perché “è previsto che la persona possa autodichiarare la propria identità“