Lo stilista di origini tedesche è deceduto questa mattina, all’ospedale americano di Neully, a Parigi.
Non si è mai pronti alla dipartita di un artista che ha segnato, con i suoi lavori, generazioni di appassionati e professionisti del settore, men che meno se quell’artista è Karl Lagerfeld. L’istrionico e apprezzato stilista tedesco di fama mondiale si è spento oggi, a 85 anni, presso all’ospedale americano di Neully, alle porte di Parigi, dove era stato ricoverato ieri d’urgenza.
Nonostante la causa del suo decesso non è stata ancora resa nota, la salute del direttore creativo di Chanel è stato motivo di preoccupazione per diverse settimane, tanto che, per la prima volta in 36 anni, non ha preso parte a una sfilata d’alta moda della maison parigina, tenutasi lo scorso 22 gennaio.
Classe 1933, lo stilista di Amburgo, soprannominato il “Kaiser”dell’alta moda, era uno spirito libero e anticonformista, che ha dedicato la sua vita a quella che, per lui, era più di una professione, una vera e propria vocazione e uno stile di vita: la moda.
Il suo percorso in questo settore iniziò il 13 dicembre 1949, quando accompagnò sua madre a una sfilata di moda, la sua prima sfilata della casa Dior. Da quel giorno, Karl Lagerfeld inizia a disegnare. Cinque anni dopo, conosce la sua prima consacrazione. Il 25 novembre 1954 vince il primo premio, pari merito con un certo (allora è ancora sconosciuto) Yves Saint Laurent, del Woolmark Prize. Nella giuria di quel premio c’era Pierre Balmain che recluta Lagerfeld per lavorare con lui dal 1955 al 1962. Tre anni dopo, a soli 30 anni, lavora per Fendi e crea il logo emblematico del marchio italiano.
Per anni ha lavorato per diverse case fino a quando nel 1985 Alain Wertheimer, proprietario di Chanel, bussò alla sua porta. Dalla morte di Coco Chanel la maison stava affondando e, anche se Karl Lagerfeld, stando alle stesse dichiarazioni rilasciate alla rivista Madame Figaro, indugiò inizialmente sull’accettare la proposta lavorativa (“A quel tempo, avevo già una buona reputazione, lavoravo per Fendi e Chloe“), alla fine andò incontro a quella sfida che segnò indelebilmente la sua carriera e la sua arte. Il resto è storia.