Ormai è chiaro: tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio la lite sul fonte Tav va avanti a ritmo serrato. Farne una ‘mini’, è una “supercazzola” dice il leader pentastellato. “Non conviene insistere su temi su cui non siamo d’accordo, altrimenti mi devo convincere che si sta spingendo su un tema su cui non c’è accordo perché si vogliono creare tensioni nel governo. Non lo consiglio” spiega ancora il capo politico del M5S. Tranquilli, assicura Salvini, “con il buonsenso un accordo si trova”.
Mentre il leader leghista ribadisce la fermezza sulle grandi opere (“nessuno stop, ma un piano Marshall”, ha spiegato ieri) e assicura la tenuta del governo, da Ortona, sul fronte Tav Di Maio tira dritto: “Si chiede a italiani e europei di mettere 20 miliardi di euro per un buco che deve collegare gli italiani con i francesi da Torino a Lione, mentre ci sono italiani che non sono collegati con altri italiani sul territorio nazionale”, ha spiegato ricordando che in Abruzzo “i cittadini impiegano anche sei ore per raggiungere Roma da Pescara”.
E sul no alla Tav, dagli studi di ‘Che tempo che fa’, in serata Di Maio trova una sponda nel presidente della Camera, Roberto Fico: “il M5S è stato sempre, costituzionalmente, per il No alla Tav, su questa questione non è possibile tornare indietro” dice la terza carica dello Stato, che poi interviene anche sul caso Diciotti, con l’autorizzazione a procedere per il ministro degli Interni. Dopo aver premesso di “non voler entrare nel merito” della vicenda che riguarda Salvini, Fico ha detto che “se mai arrivasse a me una richiesta da parte della magistratura di autorizzare a procedere nei miei confronti, io pregherei la mia Camera di appartenenza di dare alla magistratura l’autorizzazione”.
Dal canto suo, Salvini, che sulla Tav non intende cedere di un millimetro, assicura che nella maggioranza non c’è alcuno scontro. La tenuta del governo, insomma, non è a rischio. Concetto ribadito anche in un comizio elettorale a Campli (Teramo) quando dal pubblico gli viene gridato “non litigare con Di Maio!”, Salvini replica: “Io non litigo con nessuno”, aggiungendo però che “se qualcuno ha scavato 25 chilometri di galleria è più utile finirla o lasciarla così? Per capirlo non serve una laurea al Politecnico”. “La mia parola – ha continuato dal palco di Sant’Egidio alla Vibrata – vale più di qualsiasi sondaggio. Non faccio cadere un governo per i sondaggi”.
Su una cosa, tuttavia, Salvini e Di Maio, si trovano perfettamente d’accordo: tra Lega e M5s non ci sarà alcuno scambio su Tav e autorizzazione a procedere al Senato contro Salvini per il caso Diciotti. “Non siamo al mercato – ha detto Salvini -. Questo è da vecchi governi, con vecchie regole, ‘mi dai questo e in cambio ti do quest’altro’. Non ho bisogno di aiutini, faccio il ministro, blocco gli sbarchi, sveglio l’Europa, continuerò a farlo. Sulla Tav, aspettiamo i numeri”. Dello stesso avviso anche Luigi Di Maio: “Per carità, noi non ragioniamo così. Chi ha messo in mezzo questa cosa evidentemente ragiona con la logica dello scambio”.