L’informatica è straordinaria, i computer ci aiutano, ma dobbiamo essere coscienti del loro potere “oscuro”: tutto quello che passa da un PC può essere falso.
Non lo è di principio, ma di sicuro è falsificabile.
Il problema principale è che tanto più i software diverranno sofisticati, tanto meno saremo capaci di riconoscere la verità. Dati, numeri, immagini, suoni… identità intere possono essere replicate, ricreate e spese (anche a nostro nome) senza alcun controllo.
Si pensi a quando telefoniamo a un ente perché abbiamo bisogno di assistenza: ci risponde una macchina. Ci fa fare tutta una serie di percorsi a ostacoli che porta a una risposta preconfezionata che alla fine non è neanche detto ci risolva il problema.
Non abbiamo più un interlocutore a cui spiegare il nostro problema, e quando riusciamo a trovarlo il più delle volte è qualcuno che non parla nemmeno bene la nostra lingua e che ci porta, a sua volta, ad altre soluzioni preconfezionate.
Perché? L’operatore costa. Va istruito, va aggiornato, deve avere delle competenze.
Bisogna evitare il contatto con qualcuno che potrebbe avere ragione!
Un no può diventare un sì, e se anche quel no restasse un no, come dimostrare che è vero?
Stiamo assistendo a un allontanamento dell’umanizzazione delle attività: al centro del mondo non c’è più l’uomo predatore che punta alla crescita. C’è l’uomo preda, l’uomo che si fa merce, l’uomo che diventa prodotto.
E chi è il predatore? Le leggi del mercato.
Leggi che sono nelle mani di pochi e che trovano rifugio nella zona franca del web, dove tutto è incerto, virtuale, freddo, senza rapporto e soprattutto falsificabile.
Prenderne consapevolezza. Organizzarci politicamente. Ricordare che la nostra Costituzione non è soltanto la più bella del mondo. Spiegare agli altri che l’art. 42 tutela sì la proprietà privata, ma ne determina anche i suoi limiti “allo scopo di assicurarne la funzione sociale” e non di tutelare le tasche di pochi.
Complotto? No… Globalizzazione, un neoliberismo che ci sta allontanando ogni giorno di più dall’impresa sociale, dallo scopo ultimo del bene comune.
Messaggi che si inviano in automatico dopo la nostra morte, foto ritoccate che se ci incontriamo per strada nemmeno ci riconosciamo, consensi dati durante le iscrizioni ai siti web di cui non sappiamo nulla…
Dobbiamo uscire dagli schemi.
Dobbiamo far capire ai giovani che essere assoggettati alla rete non è la normalità.
Dobbiamo capire e far capire che ogni problema parte da un baco e il baco forse è proprio questo: la zona d’ombra del web in cui tutto (utilmente) diventa possibile, ma tutto (pericolosamente) è altrettanto falsificabile.
Fabio Duranti
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