Roberta Priore, ancora un caso di femminicidio. La situazione italiana spiegata dall’esperto

Come viene affrontata tale, delicata tematica in ambito giudiziario? Quali misure legislative sono previste per chi commette una violenza o un omicidio di genere? Lo abbiamo chiesto all'esperta del settore, l'avvocato Manuela Maccaroni.

Un risvolto drammatico che si è consumato a seguito di una lite all’interno delle mura domestiche, un altro tassello che va ad aggiungersi a numerosi casi di femminicidio che, negli anni, hanno riempito le pagine di cronaca di giornali e testate on line. La vittima, questa volta, è Roberta Priore, soffocata, secondo ricostruzioni della vicenda, dal compagno con un cuscino e trovata morta 48 ore fa nella zona nord-est di Milano, nel suo appartamento sito in Via Piranesi.

Omicidio Roberta Priore: i fatti

A dare l’allarme alla polizia e ai vigili del Fuoco la figlia di 23 anni, che non sentiva la madre da due giorni. Forzando la porta, le forze dell’Ordine hanno trovato l’abitazione a soqquadro, con un principio d’incendio, e il corpo della donna cinquantatreenne privo di vita.

Pietro Carlo Artusi, questo il nome dell’uomo con il quale la Priore aveva intrapreso dal 5 gennaio una relazione burrascosa (i due litigavano spesso), è stato bloccato proprio all’uscita del palazzo di via Piranesi dalla polizia: mercoledì mattina l’uomo cinquantatreenne ha confessato nell’interrogatorio col suo avvocato.

Femminicidio e l’ordinamento giuridico italiano: la parola all’esperto, l’avv. Manuela Maccaroni

Ma l’omicidio di Roberta Priore non è né il primo e né l’ultimo caso di cronaca nostrana che vede vittima una donna: dati alla mano, negli Stati Uniti, come ci ha spiegato l’esperto del settore, l’avv. Manuela Maccaroni, il femminicidio è “diminuito del 76%, in Italia invece è aumentato del 78%, perché noi abbiamo la flagranza di reato e questo implica che un membro delle forze dell’Ordine deve essere un uomo ragno vestito da carabiniere dietro la finestra, per assistere a un maltrattamento in famiglia“.

Nel nostro sistema giuridico sono presenti “leggi che sono incongrue: c’è il rito abbreviato condizionato, che va tolto, nei casi di femminicidio e in situazioni che riguardano comunque omicidi al di là dei femminicidi, perché nasce come rito premiale per un’economia processuale. Nel momento in cui è stata fatta la legge ex Cirielli (rito abbreviato condizionato) ha la stessa fattispecie di un rito ordinario, con la situazione di privilegio per la persona che commette il reato“.

Sull’utilizzo e introduzione, in ambito sociale e giuridico, della parola ‘femminicidio‘, la Maccaroni ha ricordato che “l’abbiamo già introdotta ma premetto che, secondo me, è un termine incostituzionale e non dovrebbe esistere. Tuttavia, nel momento in cui noi lo citiamo per dimostrare un’inferiorità fisica della donna e, quindi, una necessità di tutelarla rispetto a una furia maschile in casi che arrivano, addirittura, all’omicidio della donna stessa, da questo punto di vista siamo già in una dirittura d’arrivo importante, ma ci siamo arrivati da poco. Se noi pensiamo che lo stalking è entrato in Italia da pochissimi anni, ed è entrato, invece, in Inghilterra, vent’anni prima, ci rendiamo conto di come la nostra Italia deve, in maniera umile, imitare tanti altri Paesi. In America esiste l’ordine di protezione e questo significa che, in 48 ore, vai davanti al giudice, che ti diffida dall’avvicinarti dalla persona che stai molestando e, se ti avvicini, scatta l’arresto“.

Se noi guardiamo al mondo e imitiamo, a livello giuridico, gli altri paesi, forse riusciamo a poter pensare che il termine femminicidio, entrato comunque nel linguaggio quotidiano e del nostro ordinamento, è un inizio per poter dare la veste alla donna che, in questo contesto, ha necessità d’aiuto” ha concluso poi il Presidente dell’Associazione Nazionale Avvocati per i Minori e le Famiglie.

Femminicidio