“Sono cittadino italiano dalla nascita, perché i miei genitori sono qui da più di trent’anni e sono italiani anche loro. Dispiace per chi non ha la cittadinanza anche se è nato qui: siamo nello stesso Paese e bisogna trattare tutti come italiani. Non c’è diversità“: queste le parole di Moise Kean, talentuoso giocatore di 19 anni che, ieri, ci fatto sognare segnando il secondo gol nella partita Italia-Finlandia, idee chiare che, fuori dal contesto calcistico, possono essere uno spunto per riflettere e porre maggiore attenzione al dibattito su uno dei nodi del nostro sistema legislativo, che sta tenendo nuovamente banco in queste ore: lo ius soli.
Complice la recente affermazione del ministro Salvini “si faccia eleggere“, rivolta a Ramy, il ragazzino di origine egiziana che ha chiesto la cittadinanza italiana per sé e i suoi compagni per sé e i suoi compagni coinvolti nel dirottamento del bus a San Donato Milanese (Milano), è tornato sulla questione anche il sindaco della città meneghina, Giuseppe Sala, che ha detto che il vicepremier della Lega “sfugge al dibattito” sullo ius soli.
“Non voglio mettere il cappello su questi fatti, come fanno in tanti, perché i temi sono complessi. Certo la battuta di Salvini ‘fatti eleggere’ mi sembra una risposta che non ha senso. È un modo per sfuggire al dibattito” ha osservato il primo cittadino del capoluogo lombardo, specificando che “adesso si riattiverà il dibattito sullo ius soli,
che è una questione significativa. Giusto che ne parli il Parlamento, quindi io voglio evitare di cavarmela con delle battute, ma certamente c’è un tema di tanti ragazzi che sono nati in Italia e vivono la nostra cultura”.