Lusso argentino

Chi tocca i fili muore. Così stava scritto sui pali della luce, quando eravamo bambini e la memoria è ancora forte, come la scossa. Chi tocca Dybala non muore, anzi si salva perchè è cambiata la tensione sull’argentino, perché lo stesso Dybala si è trasformato però fermando la propria corsa, la propria ascesa professionale, frenando la maturazione, giocando con lo specchio delle sue brame che, spesso, non coincidono con i desideri della squadra, del club.

Dunque Sivorino oggi è Dybala e basta. Non più una promessa o premessa di campione ma un fiore che non sboccia del tutto, che quasi avvizzisce. E’ strano il destino di certi giocatori di talento, sui quali partono scommesse e si montano sogni e progetti. Basta una partita per esaltarli, basta un rigore sbagliato per buttarli nella polvere. Si è arrivati a discutere Cristiano Ronaldo figuratevi se non si può criticare Paulo Dybala. E’ lui stesso a prestarsi all’opinione contraria, è lui stesso, con atteggiamenti, comportamenti e stili di vita, a infilarsi in un buco nero dopo avere abbagliato di gol e prodezze tecniche la serie A e la Juventus.

C’è il rischio, allora, che Dybala resti una promessa con il passare del tempo, che si aspetti la sua maturità che tale non si realizza e non soltanto per colpe altrui, per l’impiego tattico strambo che gli è riservato da Allegri. Dybala da incedibile è, oggi, sul mercato. Da indiscutibile è, oggi, discusso. Da fondamentale è, oggi, opzionale. 

Si presumeva che l’arrivo di Higuain avrebbe accelerato la sua crescita. Partito il compratriota, si pensava che l’apparizione di Cristiano Ronaldo lo avrebbe esaltato. Non è accaduta né l’una né l’altra cosa. Oggi Paulo Dybala diventa un lusso che la Juventus si può permettere fino a un certo punto. Non è attaccante vero, non è centrocampista, può essere trequartita, ricordando l’equivoco tattico che contraddistinse il Recoba interista. Il domain non è certo, il futuro di Dybala prescinde dai risultati della squadra ma è figlio della coscienza che l’argentino avrà dei propri mezzi e dei propri limiti. Se andrà via dalla Juventus in molti lo rimpiangeranno maledicendo il cielo e I dirigenti bianconeri. Se resterà a Torino molti cuori romantici saranno felici. Ma la Juventus ha altri obblighi, altre urgenze e la posta del cuore va indirizzata altrove. 

Tony Damascelli