Finalista al Premio Strega 2017, Teresa Ciabatti si conferma una delle più grandi scrittrici italiane del nostro tempo. La sua ultima opera “Matrigna” è rappresentativa della sua maturità stilistica, di uno stile sempre più affinato e al contempo largamente innovativo.
“Io come figlia ho passato gran parte della mia vita a non voler somigliare a mia madre, a essere proprio un modello di donna diverso, quasi opposto. Poi ho iniziato a rendermi conto di essere invece molto simile. La cosa mi ha stupito. Era un rispecchiamento che non mi dava né gioia né dolore. Però mi ha fatto riflettere”.
Dall’intreccio vengono fuori intensità e profondità dei rapporti, specialmente quello tra madre e figlia. Quella voglia di distanziarsi mista alla necessità finale di doversi rispecchiare l’una nell’altra e di ritornare, poi, da dove si è venuti.
“Tanta fatica per essere diversa e poi sembra che uno sia destinato a corrispondere: questa figlia fatica tantissimo, si ripete continuamente di non essere come la madre, e poi invece è proprio nella follia, che è anche la speranza, che loro coincidono“.
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