Stupro: il caso di Catania e il parere dell’esperto sulle reazioni post abuso

Stupro di gruppo a Catania: cosa potrebbe spingere un gruppo di ragazzi a commettere un simile atto di violenza? Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Rosamaria Spina, esperta di psicologia e sessuologia.

Ha smosso, negli ultimi giorni, l’opinione pubblica l’agghiacciante caso di cronaca, avvenuto a Catania, che ha visto una ragazza americana di 19 anni vittima di abusi sessuali da parte di tre giovani di 19 e 20 anni (ora agli arresti), Roberto Mirabella, Agatino Valentino Spampinato e Salvatore Castrogiovanni.

Quest’ultimo, nell’interrogatorio di garanzia, si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre gli altri due hanno dichiarato che si sarebbe trattato non di violenza, ma di un rapporto sessuale consumato in via consensuale. “Ci stava, era tranquilla ma era un po’ brilla”: questa la versione data dai due ragazzi, affermazioni in contrasto con il video girato durante l’abuso. Il video, consegnato ai carabinieri, mostra i lamenti disperati della giovane americana, mentre i suoi aggressori sghignazzano.

Un episodio drammatico al di là dell’iter processuale, e non di certo il primo che si consuma negli ultimi anni ai danni delle vittime, che ci spinge ad approfondire meglio la questione e a porci delle domande su cosa potrebbe spingere un gruppo di ragazzi a commettere un simile atto di violenza.

Tendenzialmente ci possono essere diversi ragioni” ha spiegato la Dott.ssa Rosamaria Spina, sessuologa e psicologa di spessore, che abbiamo intervistato per fare un po’ di chiarezza sulla questione “alle volte alla base c’è, realmente, una mancanza del controllo degli impulsi, una cattiva gestione del controllo delle emozioni, della rabbia, dell’aggressività e anche delle emozioni, tra virgolette, ‘positive’, come l’essere felici e non saperlo esprimere. Tutti quanti noi abbiamo, comunque, una forma di aggressività interna, poi ognuno di noi trova la forma per poterla esprimere: alcune persone non hanno questa capacità e, quindi, trovano delle modalità violente, che non sono confacenti alle norme sociali. Nel momento in cui incontrano altre persone con queste stesse dinamiche, hanno la tendenza appunto a fare gruppo, come se il gruppo mascherasse, in qualche modo, la responsabilità. In realtà manca anche il rendersi conto della gravità dell’atto in sé, la mancanza di empatia nei confronti delle vittime, una visione comunque distorta della realtà, delle reazioni della vittima e della situazione reale che sta vivendo in quel momento.

Nella violenza di gruppo c’è una tendenza, non solo alla deresponsabilizzazione, ma alla suddivisione, tra virgolette, delle ‘colpe’. Tutto ciò che viene fatto in gruppo, in realtà, ha meno rilevanza. Si cerca una giustificazione in più, anche perché all’interno del gruppo ci si può nascondere. Il fattore sociale finisce per essere un ulteriore aggravante” ha proseguito la dott.ssa Spina, parlando delle persone che commettono abusi in rapporto alla società di cui fanno parte.

Come riconoscere quindi, in caso di denuncia dell’accaduto da parte della vittima e di un controllo in ospedale, i primi segnali di una violenza? Secondo quanto posto in evidenza dalla dott.ssa Spina, nelle vittime “di abuso si riscontra uno stato confusionale: hanno difficoltà a ricordare i fatti, hanno difficoltà a percepirsi rispetto al contesto in cui si trovano. Perdono, diciamo, i punti di riferimento. Iniziano, inoltre, ad avere difficoltà di contatto con il proprio corpo, non vogliono essere toccate e hanno difficoltà a farsi toccare. C’è difficoltà a riconoscersi proprio come persona e, inizialmente, tutto ciò che passa dal corpo, viene vissuto con grande disagio e sofferenza, per questo, molto spesso, hanno anche difficoltà a farsi visitare dai medici“.

In merito a possibili squilibri nella ripresa di una sana attività sessuale, dopo un’esperienza così traumatizzante per la vittima, la dottoressa ha osservato che “a livello di sessualità, molto spesso si arriva a un rifiuto, a una difficoltà a vivere i rapporti in un modo naturale, gratificante e soddisfacente. Naturalmente le sfumature possiamo averle tutte, ma ci sono vittime che arrivano anche a una negazione totale della sessualità e possono sviluppare situazioni patologiche, come il vaginismo. In altri casi invece, il rapporto è comunque accettato, ma ci possono essere delle difficoltà di raggiungimento dell’orgasmo, oppure di desiderio, o di eccessivo autocontrollo: in quel caso il rapporto c’è, ma viene negato tutto il piacere che intorno al rapporto sessuale ruota“.