Grossomodo è andata come l’ha descritta lui sul post. Lui esordiva in quel Roma – Torino: quando è entrato in campo gli ho fatto i complimenti e gli ho detto ‘benvenuto in Serie A’, poi nei secondi finali ho visto nel suo viso il dispiacere di non poter toccare un pallone. D’istinto mi sono avvicinato a lui e gli ho detto ‘Non fischio finché non tocchi il pallone’ e la partita me l’ha concesso perché il match di fatto stava finendo sul 3-0 per la Roma quindi gestire il recupero diventava molto più semplice rispetto a una gara in cui poteva di fatto cambiare il risultato e che quindi non avrebbe permesso all’arbitro di concedersi questa licenza. Quindi la verità è questa, ho allungato il tempo di recupero ma i calciatori del Torino non avevano capito quindi tentavano di riagguantare la partita. A quel punto lui è riuscito a toccare il suo primo pallone e ho fischiato la fine, così ho potuto vedere la felicità di un ragazzo che ha potuto fare la sua prima giocata in Serie A, perché sarebbe stato veramente triste che raccontasse il suo esordio nella massima serie senza aver toccato neanche un pallone.
E’ stato semplicemente il cuore, la sensibilità che mi ha sempre portato a interagire coi calciatori in maniera spontanea, il poter vedere la soddisfazione nella faccia di un calciatore perché poi va ricordato che gli arbitri hanno anche un cuore. Non a caso quel gesto Aquilani lo ricorda ancora dopo circa sedici anni. La stima in quell’occasione è stata reciproca e quando ci siamo incontrati successivamente abbiamo sempre scherzato su quell’aneddoto.
Beh, sicuramente è cambiato il regolamento. Le norme calcistiche di oggi tra VAR e regolamenti più rigidi ha portato arbitri e calciatori ad avere semplicemente un rapporto più notarile. E’ questo che un po’ a volte manca agli arbitri: l’aspetto umano che bisogna andare a ricercare. In quelli un po’ più anzianotti oggi lo vedo ancora, nei nuovi c’è più rigidità. Poi è anche una componente personale, la sensibilità o ce l’hai o non ce l’hai, comunque anche oggi vedo rapporti di questo tipo. Ricordo un’altra partita della Roma in cui c’era Mauro Bergonzi, era un Messina – Roma: lì Daniele De Rossi ammise di aver segnato un gol irregolare con la mano, meritandosi la stretta di mano del direttore di gara. Ci sono episodi in cui l’arbitro riesce ad instaurare un feeling che va oltre l’agonismo, oltre la partita.
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