Word è maschilista? I sinonimi della parola “donna” sono governante e cameriera

Quant'è importante l'uso del linguaggio nella società odierna, quando parla di distinzione di genere?

Potrebbe sembrare quasi uno scherzo, un brutto tiro mancino che ti ha giocato la tastiera del computer, invece è solo un insolito frutto del programma di scrittura più utilizzato al mondo. La scoperta è che digitando la parola “donna” all’interno di un file Microsoft Word, e cliccando con il tasto destro per scoprire i suoi sinonimi, tra suggerimenti che il software propone, oltre ai comuni femmina, signora e signorina, ci sono i meno consoni sesso debole, cameriera, governante e colf. Provare per credere.

Le più accanite femministe probabilmente staranno rabbrividendo alla lettura di questa informazione e staranno provvedendo a scrivere una bella lettera di rimprovero al caro Bill Gates. Certo è che si tratta di un’associazione di termini quanto meno curiosa e singolare che desta più di qualche perplessità.

Verrebbe spontaneo, quindi, chiedersi: è possibile che un programma così definito e d’uso comune come Microsoft Word, con queste categorizzazioni del sostantivo femminile, nasconda, tra le pieghe delle sue impostazioni, una venatura maschilista? E quant’è importante l’uso del linguaggio nella società odierna, quando parla di distinzione di genere?

Ad aiutarci ad approfondire meglio la questione Monica Lanfranco, nota e influente blogger su Il Fatto Quotidiano e su Micromega e formatrice sui temi della differenza di genere.

Il primo punto su cui focalizzarsi riguarda l’apparente asessualità della tecnologia e degli strumenti digitali con cui interagiamo. Essendo il frutto di scelte di esseri umani, il loro funzionamento è strettamente correlato al modo di pensare di chi li progetta.

Per capire questo concetto possiamo utilizzare un esempio: “Era un’esperienza di qualche anno fa” racconta Monica Lanfranco facendo riferimento al primo server femminista italiano “Attraverso finanziamenti europei, l’Associazione Orlando di Bologna aveva dato vita a Women.it, progetto nel quale rientrava anche la creazione di un motore di ricerca, che si chiamava Cercatrice“.

Cercatrice era diverso da Google. “Google non è neutro poiché chi ha pensato le stringhe e i criteri di immediata resa di consonanza con le parole, sono stati principalmente uomini. Il motore Cercatrice aveva un’intelligenza femminile e femminista dietro: quando tu digitavi la parola ‘donna’ in Cercatrice, i primi risultati che apparivano erano, ad esempio, centri antiviolenza e luoghi femministi. Tutto questo per dire che c’è una scelta dietroaa come si organizza l’accesso al sapere attraverso la rete, sia nel caso dei sinonimi di Word, sia nel caso ben più grande di una ricerca in Internet. Ci sono intelligenze che stanno dentro o no all’omologazione e al sapere tradizionale, chiaramente patriarcale“.

Quanto influenza ha, allora, la distinzione di genere nell’ambito del linguaggio? E’ un concetto che si limita alla sfera semantica o c’è di più?

Secondo Monica Lanfranco, molte donne dicono “in fondo, cosa sarà mai sindaco/sindaca, ministra/ministro? Poi suona male”. In realtà “dietro ci sono ancora e sempre due parole fondamentali: potere e autorevolezza. Non si riconosce l’autorevolezza di una donna. Se ne può riconoscere l’autorità dal momento in cui ha potere, ma perché del potere noi abbiamo sempre una visione non da verbo ausiliario, ma di vocabolo assoluto“.

Tornando all’associazione della parola “donna” a termini come governante, colf, ecc. in un file di Microsoft Word, la giornalista ha ricordato che “ancora quest’anno, in una ricerca sui testi delle elementari, sono emersi vari libri in cui l’iconografia della famiglia riporta il papà che legge il giornale o va a lavoro con la cartella, e la mamma con il grembiule che cucina. Se le prime immagini che il bambino o la bambina vedono dei due sessi sono legate all’attività fuori casa per il maschile, e alla ‘casalinghitudine’ per il femminile, interiorizzeranno i due stereotipi che non cambieranno mai”.

“Quando visito le scuole, vedo studenti di fasce d’età tra i 16 e 18 anni. Le ragazze prospettano un futuro lavorativo in cui coniugano, al contrario dei ragazzi, matrimonio e figli in automatico. Riscontro invece antropologicamente che nei maschi è passata l’immagine di loro stessi come di persone intere, che nella loro vita fanno quello che fa un essere adulto. ll tratto relazionale proprio dell’adulto non ce l’hanno, ce l’hanno solo le ragazze“.l tratto relazionale proprio dell’adulto non ce l’hanno. Ce l’hanno solo le ragazze“.