“Mi diceva non posso averti, meglio ucciderti”. La storia di Barbara Bartolotti

La fondatrice di "Libera di vivere" è intervenuta raccontando la sua storia a "Un giorno speciale" con Francesco Vergovich.

Una storia agghiacciante e che lascia il segno quella di Barbara Bartolotti, fondatrice dell’associazione “Libera di vivere”, raccontata dalla diretta interessata a “Un giorno speciale” con Francesco Vergovich.

Un pomeriggio mi chiama Giuseppe Perrone, un collega di lavoro. Fino ad allora non mi aveva fatto delle avances, quindi non c’era stato mai nulla tra di noi né mi aveva dato segni di squilibrio. Quando mi chiede di vederci, sicuramente il mio pensiero va a un problema lavorativo, quindi non ho difficoltà a incontrarlo” ha esordito la Bartolotti, ricordando il momento in cui, una volta salita in macchina dell’uomo e avendogli chiesto di accostare durante il tragitto per una chiamata, viene colpita alla testa.

“Non riuscivo a capire che cos’era. Quando mi sono toccata la testa, la mia mano era già piena di sangue e vedo lì Giuseppe Perrone con un martello. Quella che avevo ricevuto era la prima martellata, seguita dalla seconda, dalla terza e dalla quarta, fino a quando mi sono accasciata a terra” ha proseguito la fondatrice di “Libera di vivere” “avevo il cranio aperto quasi in due e lui mi diceva ‘non ti posso avere, meglio ucciderti’. Non contento delle martellate, ha inveito su di me con calci e pugni. Poi, da sotto il giubbotto, ha sferrato un coltello e mi ha accoltellato all’addome, uccidendo anche il terzo bambino che aspettavo. Aveva una crudeltà nella faccia inaudita“.

Non contento, ha aperto il portabagagli e ha preso un bidoncino di combustibile agricolo con dei giornali, me l’ha cosparso addosso e mi ha dato alle fiamme” ha raccontato ancora Barbara Bartolotti “sono rimasta ferma, mi sono lasciata bruciare. Lui mi ha data per morta e mi sono alzata, mi sono spenta le fiamme addosso con le mie stesse mani, e ho scavalcato due metri e mezzo di filo spinato per non essere presa da lui. Ho chiesto aiuto fino a quando non si sono fermati due angeli custodi da me definiti, un ragazzo e una ragazza che non facevano mai quella strada“.

Ho fatto 7 interventi, sono stata ricoverata per 6 mesi, ho perso parte del mio corpo e il mio terzo figlio. Non mi metto più neanche una minigonna. E‘ stato difficile come moglie e come mamma, però è più bello come tu sei dentro, che come tu appari fuori” ha concluso la fondatrice di “Libera di vivere”.