Il fatidico sì pronunciato davanti all’altare dà il via a una proposta di legge lanciata, di recente, dalla Lega. In corso di esame in Commissione Finanze, il bonus nozze, firmato dal suo ideatore, Domenico Furgiuele, e una cinquantina di esponenti del Carroccio, prevede un aiuto da parte dello Stato, una detrazione fino al 20% delle spese collegate al matrimonio per le coppie under 35.
Le condizioni? Il matrimonio deve essere celebrato in chiesa e in territorio italiano. Non solo: per accedere alla detrazione i due sposini dovranno avere la cittadinanza italiana da almeno 10 anni e avere un Isee complessivo non superiore ai 23 mila euro.
Si legge nel testo della norma che per quanto riguarda la copertura finanziaria, determinata in riferimento ai dati Istat relativi ai matrimoni religiosi celebrati nel 2016 (107.873 in totale), si provvederà mediante la riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto ai fini del bilancio triennale 2019-2021, nell’ambito del programma Fondi di riserva e speciali della missione Fondi, da ripartire dello Stato di previsione del MEF.
La misura legislativa, secondo i deputati leghisti, ha lo scopo di porre un freno al vertiginoso crollo dei matrimoni religiosi, pari a “circa il 34 per cento, che in valore assoluto è pari a 54.491 nozze in meno nell’arco temporale di un decennio“.
Ma, al di là delle perplessità che possono insorgere sulla natura della norma, il bonus nozze proposto dalla Lega getta le basi per una riflessione a più ampio spettro.
Davvero non si sposa più nessuno? Cosa ci dicono i dati?
Stando ai dati Istat relativi al 2015, gli sposi celibi hanno in media 35 anni e le spose nubili 32, entrambi di due anni in più rispetto al 2008. Sempre secondo l’ente, dal 2016 al 2017, invece, sono state celebrate circa 6.712 unioni civili, circa il 60% registrate nel Nord Italia, rispetto a una percentuale del 28% nelle regioni centrali del Paese.
Rilevante anche un altro dato evidenziato da “Rai News”, secondo cui attualmente il 46,9% delle giovani coppie predilige il matrimonio civile, perché si va incontro a una celebrazione “onerosa“.
Ne consegue quindi che, in un’epoca storica in cui c’è un incremento dei riti civili, la convivenza è un traguardo di coppia non sempre facile, a causa delle difficoltà economiche dei singoli, da raggiungere, e il nucleo familiare originario viene visto come un luogo di protezione e sicurezza, il matrimonio diventa un passo da compiere non necessariamente prima di aver raggiunto una certa fascia d’età e di condizione economica.
L’obiettivo della Lega di un’eventuale ripresa dei matrimoni religiosi grazie al bonus nozze è collocabile in questo contesto, dove il matrimonio fa le spese di una progettualità a due, differente dalla situazione economica, sociale e culturale in cui sono cresciuti i nostri genitori e nonni?