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Coniglio o lepre pasquale? Ecco com’è nata la tradizione dell’animale simbolo

Impera sulla tavola in questo periodo, sotto forma di cioccolato o di oggetto d’accompagnamento alle uova pasquali, con le sue lunghe orecchie, la coda soffice e rotonda e la dentatura sporgente. No, non è un rebus, bensì la descrizione del coniglio, quel tenero animaletto legato, insieme alla colomba e all’agnello, alla simbologia delle festività pasquali.

E, mentre addentiamo un’orecchia del Bugs Bunny di cioccolato di turno, una domanda ci sorge spontanea: com’è nata questa tradizione del coniglio pasquale? E cosa ha a che fare con la resurrezione di Gesù?

Stando alle tesi più accreditate, sembra che l’origine di questa simbologia nasca nei paesi del nord Europa, dove ha preso piede la figura non di un coniglio, ma di una lepre. L’Osterhase, questo il nome dell’animale in lingua tedesca, giudicava il comportamento dei bambini e si regolava di conseguenza per le uova.

La tradizione, tramandata e festeggiata fino ai nostri giorni, vuole che, la notte di Pasqua spetta ai bambini il compito di preparare un nido comodo per l’animale, adagiando sul fondo del giaciglio qualche prelibatezza, in modo tale che il coniglio possa nutrirsi. Le uova, lasciate in dono dal quadrupede, saranno poi colorate dai bimbi.

Per quanto riguarda, invece, il legame tra conigli (o lepri che dir si voglia) pasquali e la Resurrezione di Gesù, è da notare come il simpatico e tenero animale dalle lunghe orecchie sia spesso presente nella religione cristiana. Ad esempio nel Levitico, terzo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana, il coniglio viene considerato
impuri, e a lungo si pensò che le femmine potessero dar vita ai piccoli senza accoppiarsi.

Quest’ultimo fattore rese l’animale, alla fine, simbolo di castità e purezza, tanto da venir accostato alla vergine Maria, come alcuni capolavori della storia dell’arte testimoniano.

Si deve, invece, a Sant’Ambrogio l’identificazione dell’animale come simbolo della Resurrezione per la sua capacità di cambiare il suo manto a seconda delle stagioni. Una vera e propria allegoria alla rinascita, in linea con i precetti e le tradizioni cristiane.

Veronica Bisconti

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