Juve, come si cambia: dal 2011 ad oggi, ecco le operazioni che hanno portato agli otto scudetti

“I giocatori passano, la Juventus rimane.”
E pensare che queste parole Alessandro Del Piero le diceva solo il 30 maggio 2012, prima degli altri sette trionfi, prima del primo gol di Paul Pogba al Napoli, della corsa di Tevez da fondocampo fino alla porta di Mirante, della finale col Milan vinta al fotofinish grazie al gol di Morata, del pianto di Buffon sotto la Curva Scirea.

Probabilmente la bandiera della Juventus non aveva nemmeno idea di ciò a cui avrebbe assistito mentre metteva in bella mostra le opere artistiche di Pinturicchio in giro per il mondo fino ad arrivare a osservare già da vicino in un salotto televisivo, sta di fatto che Alex Del Piero ci aveva preso, la sua Juve è cambiata nelle bandiere, negli allenatori, in campo, ma nonostante ciò non rinuncia più a sollevare il trofeo a mo di coppa del Campionato italiano da cui ormai decine di calciatori bianconeri hanno bevuto fiumi di champagne. Frutto delle imprese in campo ovviamente, ma in primis di una politica intelligente sul mercato, che non si è finanziata certo da sola, ma ha posto le fondamenta su un’economia in continua crescita e operazioni di mercato intelligenti e lungimiranti fatte di pochi, rari sbagli e molte scommesse vinte (Pogba, Bonucci, Pirlo, Kean).

Scelte che unite all’energia di Conte e al pragmatismo di Allegri, si sono rivelate il vero segreto dei trionfi bianconeri e che hanno dato all’Europa dei veri e propri pilastri di questo sport. Ecco le operazioni di mercato della Juventus dal primo scudetto a quello appena aggiunto nell’albo.

Juve 2012: la rinascita passa dai piedi di Pirlo e Vidal

Una squadra che deve rinascere dalle sue ceneri non poteva chiedere tecnico migliore di Antonio Conte, appena reduce da una progressiva scalata nelle categorie inferiori. Primo obiettivo: dimenticare il settimo posto della stagione precedente, Marotta tratta con le unghie e con i denti il cartellino di Stephan Lichtsteiner, ma Lotito non vuol sentir parlare di sconti. Alla fine il terzino svizzero approda a Torino per circa 11 milioni di euro segnando il primo gol nel nuovo gioiello: lo Juventus Stadium. L’assist di Pirlo preannunciò una stagione magica per il maestro, vera chiave di volta della squadra di Conte, che farà del centrocampo il suo vero punto di forza. Grazie al Ds Paratici infatti Marotta è riuscito a prelevare dal Bayer Leverkusen un promettente mediano di nome Arturo Vidal, per il quale il avrebbe fatto follie il Bayern Monaco: un colpaccio da mettere al fianco di un Claudio Marchisio mai visto in quella forma in maglia bianconera. Grazie ai gol di Mirko Vucinic e -soprattutto – alla marcatura contro il Cagliari il primo scudetto a Trieste corona una squadra forte ma soprattutto fatta di scelte intelligenti.

2013: è Pogboom la punta di diamante

Stessa solfa l’anno dopo, nonostante vincere due volte sia ancor più difficile. Il terremoto giudiziario che ha tenuto Conte in tribuna per sei mesi non ha scalfito nemmeno la freddezza di Marotta & Co: forse la tranche meno brillante della gestione, ma comunque molto efficace. Viene riscattata l’altra metà di Giovinco dal Parma, ma la formica atomica non farà scintille come nella città ducale; Asamoah, prelevato dall’Udinese, si presenta invece con un volley di pregiata fattura in Supercoppa contro i nuovi rivali per il primato: il Napoli.
Ma la punta di diamante della campagna acquisti 2012-13 è senza dubbio Paul Pogba: pure lui, prelevato dal Manchester, non fa a meno di presentarsi con un “golazo” contro i partenopei, stavolta in Serie A. Di lì in poi non rinuncerà mai alla botta da fuori area, centrando sempre il bersaglio e aumentando vertiginosamente la sua valutazione: oro colato per essere stato preso per la formale cifra di 300.000 euro, il simbolo della campagna a acquisti è lui.

2014: Arriva il top player

Fino a questo momento la Juve ha forgiato in casa i suoi top player, ma l’ossessione di ingaggiare un check dopo due scudetti di fila si fa sentire sempre di più. Se può esistere un crack da nove milioni? Certo, o non ci sarebbe stato il bagno di folla per il nuova numero 10 Carlitos Tevez, storico giocatore della Premier. In pochi attimi e con tanti gol Tevez spazza via i dubbi legati al nuovo numero di maglia, il primo ad ereditarlo da Alessandro Del Piero. Gol, tecnica, cattiveria, freddezza consentiranno all’Apache di conquistare i cuori bianconeri risultando decisivo anche nelle partite più importanti. Se poi quando non segna lui ci pensa Fernando Llorente, i dubbi di una dittatura scudettata sono tutti leciti.

2015: Fuori Vucinic, dentro Morata

Tempo di svecchiare la situazione per ipotecare un nuovo ciclo: saluta Mirko Vucinic, arrivano Era, Pereyra, Coman, Romulo, Marrone e soprattutto, arriva Alvaro Morata tra le risate dei quotidiani iberici. Prelevato dal Real Madrid per 20 milioni con diritto di riacquisto in favore dei madrileni, Morata diventa improvvisamente un’operazione geniale di Florentino Perez. “Lo hanno presentato come fosse Van Basten“, “Juve società satellite del Real” e altre sviolinate ingenerose spingono il nuovo bomber a scalpitare. I primi mesi sono duri, il nuovo tecnico Massimiliano Allegri, arrivato tra tante proteste dopo le dimissioni di Conte, non lo applica quasi mai. Nel finale di stagione però Morata mostra tutto il suo valore: segna a ripetizione in campionato e in Champions ed è protagonista dell’amara finale col Barcellona. Il Real lo ricompra esercitando la clausola e rivendendolo un’anno dopo: altro che società satellite, la Juve ha vinto un confronto di mercato con un’altra grande d’Europa.

2016: la grande rimonta di una Juve galattica

Abbiamo attraversato un milione di avversità. Siamo riusciti a superarle quasi tutte, soffrendo in silenzio, restando compatti. Gli schiaffoni presi a inizio stagione ci hanno fatto bene, sono stati la benzina che ci ha dato lo stimolo, con l’idea continua di realizzare un’impresa del genere“.
Così Gianluigi Buffon riassume la stagione 2015-16, un annata iniziata in realtà con una campagna acquisti allora considerata stellare nonostante l’addio di Tevez: arriva il tanto agognato Cuadrado dal Chelsea, e lo fa in buona compagnia. Sbarcano a Torino anche Mandzukic e Khedira, campioni che non hanno nulla da dimostrare, mentre lo stesso non si può dire di Paulo Dybala, che coi suoi gol al Palermo ha incantato la Serie A e non solo.
L’inizio della stagione che sarà ricordata come quella della “rimonta scudetto” non è dei più rosei, la Juve vede col binocolo la prima posizione, ma sarà proprio un gol di Juan Cuadrado in un 31 ottobre spaventoso per il Torino ed entusiasmante per i bianconeri a dare il via alla grande risalita. Alex Sandro incanta sulla fascia , è il terzino che negli ultimi anni la Juve non ha mai avuto e nel final di stagione si mette a far prodezze anche Mario Lemina: il risultato lo conosciamo tutti.

2017: La Juve in HD è ‘ngrata al Campionato

Continua inesorabilmente la crescita, continuano impietosamente le vittorie. Una campagna acquisti quasi crudele, quella dell’estate del 2016, la Juve mutila letteralmente le squadre che avevano provato a darle battaglia negli anni precedenti, pagando alla Roma la clausola di Pjanic e inaspettatamente prelevando Gonzalo Higuain dal Napoli, l’avversario di Tevez, il rivale numero uno (calcisticamente) di Paulo Dybala. Con l’approdo sotto la Mole di Dani Alves, Mehdi Benatia e Marko Pjaca è davvero una Juve in HD: non ci sarà storia per l’ennesimo scudetto, mentre la faraonica campagna acquisti non basta a spodestare dal trono d’Europa il Real Madrid del re Cristiano Ronaldo.

2018: L’addio di Buffon e il ricambio generazionale

Una campagna acquisti frizzante e all’insegna della velocità sulla della passata stagione. Gli arrivi di Douglas Costa e Bernardeschi deprimono gli avversari in piena crisi d’identità, ma il problema principale è sopperire all’ormai vicino addio di Gianluigi Buffon.
Arriva il miglior portiere in quel momento sul mercato, ma Wojciec Szczesny non riesce a togliergli quella maglia da titolare che caratterizza il numero uno della Juve. Se ne va il capitano e arrivano forze fresche. Discusso l’approdo di De Sciglio, pupillo di Massimiliano Allegri, curioso l’approccio di quel Rodrigo Bentancur che Marotta da tanto monitorava: grazie all’arrivo di Blaise Matuidi anche la Juve 2017-18 è un perfetto connubio di classe e spensieratezza.

2019: Ecco il re

L’ultimo paragrafo di quest’analisi non può che essere dedicato a lui: il re, colui che aveva reso la notte di Cardiff un incubo, quello che mancava alla Juve per colmare il gap con le grandi, l’acquisto ufficializzato dallo stesso Andrea Agnelli, perché si sa, le grandi imprese sono affare di Cristiano Ronaldo che intanto una l’ha compiuta: nessun club nei cinque campionati principali aveva mai vinto otto scudetti di fila, in attesa di scoprire se sarà in grado di sollevare per le grandi orecchie quella coppa che ha già vinto in due nazioni diverse, ma ormai ci si penserà il prossimo anno, in attesa di una campagna acquisti che dopo la delusione cocente della Champions faccia tornare i tifosi a sognare.

Alessio De Paolis