La morale e il moralismo

Partiamo da un assunto, filosofico, comportamentale e soprattutto religioso: la bestemmia è un’espressione, che sia orale o scritta, del tutto deprecabile. Indipendentemente dalle figure sacre di ogni religione che vengono chiamate in causa, l’atto è ingiustificabile, poiché oltraggioso delle altrui convinzioni e sensibilità. Senza se e senza ma. Ribadiamo, specificando al tempo stesso: quale che sia la religione chiamata in causa; non soltanto quella cattolica quindi.

Se esiste, come esiste essendo stata già applicata, la regola in base alla quale i tesserati (allenatori, calciatori o dirigenti) vanno sanzionati se colti in flagrante nell’atto di proferirne una, allora quando ci sono colpe acclarate in questo senso vanno punite, secondo quanto i regolamenti dispongono. In questo senso non c’è discussione, senza badare a maglie o colori di appartenenza. Purché, però, vengano esaminati filmati e contributi audio ufficiali, dove senza dubbio alcuno i labiali e il sonoro accertino che è stato proferita un’espressione del genere.

Detto questo, postulando quindi che se De Rossi e Zaniolo dovessero aver proferito questo tipo di imprecazioni avrebbero infranto il regolamento, torniamo a scindere ciò che deve far parte del nostro patrimonio morale da quello che dovremmo sempre evitare, ossia il moralismo.

Tradotto: è immorale bestemmiare, per le ragioni già espresse nell’incipit del nostro ragionamento; però è al tempo stesso risibile il moralismo di chi sembra svegliarsi a seconda delle convenienze o delle simpatie e scopre che sui campi di calcio si bestemmia. Sui campi di calcio italiani: specifichiamo perché, come sanno in molti, anche i calciatori stranieri apprendono questo tipo di vomitevole espressione dalla nostra lingua, e nella nostra lingua la pronunciano, perché nel loro idioma originario non esiste un corrispettivo di alcune bestemmie che imperversano nel registro volgare del nostro linguaggio popolare, soprattutto in certe regioni del centro e del nord d’Italia dove il vilipendio dei simboli sacri è addirittura un intercalare.

Ulteriore specifica: su tutti i campi di calcio e calcetto, anche quelli del giovedì sera dove si ritrovano il notaio, l’avvocato, l’infermiere e l’impiegato. È una delle forme più radicate del nostro malcostume, quindi bisogna ricordarsene sempre e, visto che il regolamento le sanziona, cominciare a individuarle in modo capillare, non solo perché qualcuno becca De Rossi durante l’esultanza a Genova, quando magari al contempo la fanno franca altri calciatori in Cagliari – Spal o Fiorentina – Frosinone: esempi casuali tanto accade ovunque.

Che regole e provvedimenti comincino a cambiare in meglio i nostri malcostumi, dunque; ma senza dover per questo ascoltare tutti quelli che fanno le verginelle per tizio, omettendo magari i misfatti di caio. Perché altrimenti perderebbe credibilità anche la stessa, sacrosanta indignazione di fronte alla bestemmia o a ogni altra forma di maleducazione nei vari ambiti.

Paolo Marcacci