È la Lazio, dunque non dovremmo sorprenderci troppo. Una squadra capace di tutto e di niente. La Lazio che illude e porta la sua gente allo stadio. La Lazio che delude la sua gente.
La Lazio che perde la testa con Milinkovic, che addirittura rifila un calcio al sedere, si fa espellere e con lui sembrano uscire anche i suoi compagni. La Lazio che si scioglie remissiva e con la coda tra le gambe davanti al Chievo, già in B. Che va sotto di due gol e improvvisamente si scuote, si arrabbia, fa entrare Correa e la partita diventa anche bella.
Arriva il gol di Caicedo, poi Correa sbaglia da due passi, poi, ancora lui, prende il palo. E a quel punto la sconfitta non ci sta più e il pari sarebbe più che giusto. Con i romani in dieci. Fine del triste pomeriggio biancoceleste.
Che dire di più? Che sulla Lazio non puoi mai puntare. Che sta buttando la sua ricchezza tecnica dalla finestra e contro le piccole, che una volta affondava solo guardandole. La Lazio che dai per dispersa e poi magari si riprende un attimo prima del gong. Messa da parte per ora la Champions, ci si chiede come si presenterà a San Siro contro il Milan che, visto a Parma, non vive comunque giorni facili. Si pensava che la Lazio potesse vincere facilmente e dunque sprecare poche ernergie. È successo esattamente l’opposto. La partita con il Chievo vale quanto una gara finita ai supplementari.
Inzaghi deve però appoggiarsi al finale, alla rimonta mancata per un pelo. Ecco, quella squadra potrebbe farcela a eliminare il Milan. L’altra, bruttissima di prima, sicuramente no.
Di Milinkovic, del suo calcio da record mondiale del peggiore infantilismo, del suo gesto da asilo nido o da vicolo, quasi inutile parlarne. Sappia che la Lazio ora si trova così anche, se non soprattutto, per colpa sua. La società lo metta davanti a una tivvù, gli faccia rivedere l’episodio e poi lasci a lui il commento. Una punizione che vada oltre la squalifica comunque ci sta.
Roberto Renga