Strano come nel calcio, uno sport fatto di velocità e di cronometri, talvolta la pazienza sia la virtù dei forti.
Anzi, i più forti, quelli che più in là sono arrivati più hanno migliorato il ricordo che lasceranno, oltre ai record e al palmares personale.
Di solito non è così che funziona, si fanno faville all’inizio, poi con la vecchiaia si diventa un jolly per la propria squadra, diminuisce il minutaggio nelle gambe e tutto ciò che si può offrire è il proprio talento, perché quello, sì, è veramente senza tempo.
Non ci credete? Provate a chiedere a Pelé di calciare una punizione, e state certi che nonostante i suoi quasi ottant’anni vedrete il pallone togliere la ragnatela dal sette.
Insomma, il talento non si consuma, ma in casi eccezionali esplode nell’ultima parte di carriera, proprio quella in cui dicevamo che normalmente si può aspettare il proprio turno in panchina. I giocatori che citeremo in quest’articolo sono proprio l’antitesi di quanto appena detto.
Loro sono i campioni che hanno trovato più fortuna sulla via del tramonto, che sono diventati titolari inamovibili a discapito dell’ultimo novellino tutto velocità e poca classe. Coloro che, insomma, invecchiano come il vino: ecco i calciatori che – giustamente – fanno le scarpe agli ultimi arrivati, chiari ispiratori del detto “ma che ne sanno i 2000“.
Fabio Quagliarella
Se ci fosse una squadra “F.C. vecchietti di classe” non potrebbe che essere lui a capitanarla (affettuosamente).
Fabio Quagliarella è probabilmente il primo calciatore che viene in mente leggendo il titolo dell’articolo, dunque non ha bisogno di tante motivazioni per esservi menzionato. D’accordo, ne volete una?
Si trova attualmente tre gol sopra Cristiano Ronaldo nella classifica marcatori della Serie A. Può bastare.
Francesco Acerbi
Aveva già giocato in una grande squadra, quel Milan che di grande aveva solo il nome in quel periodo, ma la sua valutazione non è mai salita tanto come ora, a 31 anni suonati. Per di più i tifosi laziali risentono di problemi di salute ogni qual volta non viene schierato in formazione (raramente).
Josip Ilicic
31 anni anche per lui e una storia simile alla precedente, ma in versione attaccante e con la differenza che Ilicic non ha mai militato in una big della Serie A. Forse però non ci è mai andato tanto vicino come ora, complice la sua stagione strepitosa con l’Atalanta, che lo aiuta col bel gioco e che lui aiuta con dei numeri che sta mostrando molto più assiduamente rispetto al passato.
Mario Mandzukic
Qui non si tratta tanto di forza ma di unicità nel gioco della squadra.
Il croato è sempre stato ritenuto un campione ma non è mai stato indispensabile come lo è alla Juventus, dove nonostante i 32 anni lo metterebbero in campo anche se incorresse in una delle tante risse che vorrebbe mettere in atto.
Mesut Özil
La sua valutazione si abbassa solo con l’andare avanti dell’età, altrimenti l’Arsenal potrebbe davvero sparare alto se volesse venderlo ora. Trasferendosi dal Real ai Gunners il tedesco non ci ha guadagnato in coppe, ma di certo è una pedina fondamentale della squadra londinese, come non lo era mai stato in nessuna squadra.
Stefano Sorrentino
Nella foto lo vedete privo di sensi soltanto perché ha appena negato più volte a CR7 di segnare la sua prima marcatura in Serie A, e di partite memorabili di Stefano Sorrentino potremmo stare a raccontarne fino a che il portierone non appenderà le scarpe al chiodo.
Sergio Ramos
Mi direte, “Ma allora Chiellini e Piqué?“.
Vi rispondo: una costanza simile non l’hanno, e attenzione, non si sta parlando di forza, ma dell’andatura di una carriera che col tempo non fa che migliorare (e poi nell’ultimo anno ha disputato 42 partite andando come al solito in doppia cifra coi gol). E’ vero, risulta antipatico quanto la pioggia a Pasquetta, ma è pur vero che nel calcio è meglio stare antipatici che risultare personcine per bene, soprattutto quando si è del suo ruolo.
La sua valutazione lievita esponenzialmente con l’andare avanti degli anni, tanto che probabilmente non lo vedremo mai con un altra maglia che non sia quella blanca.
Se lo vedremo mai in panchina è un mistero.