Impiccare persone a testa in giù senza un regolare processo dopo averle trucidate non è un grande esempio di democrazia.
È semplicemente una risposta criminale a chi avrebbe dovuto subire un processo, secondo le regole di uno Stato di diritto, per tutti i reati commessi contro i cittadini: per effetto dell’indebita privazione della libertà, finanche talvolta ahimè della vita; … e dal 1938 in poi, anche per ragioni di odiosa discriminazione razziale, nonché per aver condotto il Paese per mere mire espansionistiche verso una guerra rovinosa e drammatica.
Un regolare processo avrebbe potuto ristabilire uno Stato di diritto.
Si sarebbe senza dubbio addivenuti a delle condanne, finanche molto severe e rigorose, ma soprattutto avremmo avuto la possibilità di conoscere in contraddittorio tanti episodi, fatti e probabilmente persino, retroscena scomodi.
Sarebbero potuti emergere coinvolgimenti, intrighi, tradimenti e trattative segrete che una morte rapida, violenta ed oscura per il tramite di una procedura sommaria ha cancellato per sempre.
Mi dispiace ma per quanto si possano addurre giustificazioni, – finanche da personaggi dell’area cattolica, alcune peraltro farneticanti, quali ad esempio che attraverso quella barbarie si sia contribuito ad evitare una guerra civile, – io non sono d’accordo.
Un crimine non potrà mai essere il presupposto di un agire democratico, semmai al contrario un pessimo esempio di come vadano regolati i rapporti con chi abbia eventualmente sbagliato.
Il reo giustamente dovrà soggiacere ad una pena che sia adeguata e proporzionata ai reati commessi accertati in contraddittorio.
Utilizzare gli stessi metodi del despota significa commettere gli stessi crimini e del pari sopprimere le medesime libertà e garanzie.
Piazzale Loreto probabilmente contribuì a nascondere alla storia una parte importante e decisiva della verità.
Il 25 aprile dovrebbe rappresentare il ricordo di un Paese uscito dall’oppressione che UNITO, senza né vincitori né vinti, ha scritto la sua Costituzione democratica e rimboccandosi le maniche ha ricostruito il Paese dalle macerie.
E se pensate che allora, in un clima incendiario, i leader di tutti i partiti con senso di responsabilità hanno evitato che esplodesse una guerra civile, non potrete non accorgervi di quanto piccoli, poveri e meschini siano i “politicanti” di oggi. De Gasperi nonostante le pressioni americane e quelle di Pio XII evito’ di dichiarare fuori legge il Partito Comunista e per il medesimo motivo tollero’ il Movimento Sociale. E Palmiro Togliatti subito dopo l’attentato si sforzò di calmierare ogni spirito rivoluzionario.
Oggi invece c’è ancora chi cerca di alimentare lo scontro politico sociale. È molto triste vedere parti della politica che invece di chiedere il consenso elettorale su programmi riguardanti l’Oggi ed il Domani, evidentemente nella povertà assoluta di idee e di progetti, volge gli occhi esclusivamente al passato, esacerbando senza scrupoli pericolose divisioni, manifestando ancora, a 74 anni di distanza dall’evento, intolleranza verso l’altrui pensiero, pur di mantenere quote di cinico, speculativo, irresponsabile e profittevole potere.
La democrazia è libertà di espressione, perseguimento della verità ed amministrazione civile della giustizia.
Ricordo che piazzale Loreto è stata teatro di due crimini (il primo nei confronti di 15 partigiani il secondo nei confronti di Benito Mussolini Claretta Petacci ed altri di medesima casacca) a breve distanza l’uno dall’altro, entrambi indegni verso i quali esprimo la mia più ferma ed irremovibile condanna, perché figli di una violenza inutile e faziosa in grado di offuscare ogni forma di rispetto della vita umana.
Da italiano rispetto le opinioni di tutti e lotterò perché queste possano essere sempre espresse a prescindere dal fatto che possa condividerle, ma sentire lezioni di democrazia da parte di chi esalta piazzale Loreto, e magari nasconde le Foibe, francamente mi fa un po’ sorridere.
Le quattro righe di cui sopra le scrive un italiano, orgoglioso di esserlo che soffre SEMPRE nel vedere scorrere sangue italiano (faccio chiaramente riferimento alla mia stirpe perché parliamo di una festa nazionale), che le analisi le fa soltanto con gli strumenti di uno Stato di diritto e non con l’arroganza di vorrebbe imporre una sua verità, sia che lo faccia eliminando i propri avversari politici, Matteotti (su tutti) docet, sia che lo faccia attraverso l’assassinio senza un regolare processo, avendo peraltro la possibilità di celebrarlo.
Enrico Michetti