E’ subito polemica per un cartellone di 250 metri quadrati del movimento Pro Vita apparso in via Tiburtina, a Roma. L’immensa immagine di un embrione, e un riferimento a Greta Thunberg, “Cara Greta se vuoi salvare il pianeta, salviamo i cuccioli d’uomo. #Scelgolavita”.
Il movimento Pro Vita sta dimenticando che in Italia viviamo in un paese democratico, e libero. Dimenticano che la possibilità di scegliere e di gestire il proprio corpo è una conquista delle donne che è arrivata dopo anni di battaglie, di sofferenze, di morti. Ma è una conquista che non è mai definitiva perché la 194, così come l’introduzione della Pgd (la pillola del giorno dopo) e della Ru 486 (pillola abortiva) che tante sofferenze può eliminare, sono costantemente a rischio.
L’aborto deve essere una libera scelta, una scelta spesso sofferta e altrettanto spesso necessaria ma non giudicabile da nessuno.
Forse i fondatori del movimento non si sono mai veramente soffermati a pensare al dolore che c’è dietro un aborto. Un aborto che sia spontaneo, medico, o la libera scelta di una donna che non vuole portare avanti una gravidanza è sempre fonte di dolore. Per questo l’attacco subito in questi giorni dalla 194, la legge che regola l’interruzione volontaria di gravidanza, perché di attacco si tratta, deve necessariamente essere arginato dalle istituzioni competenti.
Lottare perché gli altri abbiano la possibilità di operare una scelta che magari non condividiamo è alla base della democrazia, lottare perché le donne possano decidere di non diventare madri è alla base del progresso, infatti il grado di evoluzione di una società si valuta in base al grado di libertà e autodeterminazione delle donne.
La verità è che ancora oggi, nel 2019, la donna vive l’aborto come una costante colpa. E’ come se gli venisse costantemente detto: colpa tua, se non volevi essere trattata in questo modo la gravidanza la portavi a termine. Avete voluto garantito il diritto ad abortire? Allora patite anche tutto quello che implica l’averlo acquisito.
La verità è che ancora oggi il medico che pratica l’aborto è un medico imbarazzante. Forse fuori dall’Italia è diverso, ma da noi la donna ha solo acquisito il diritto alla pratica dell’aborto non quello della scelta.
Le donne vengono lasciate ancora troppo sole nel vedere garantita la propria scelta anche in assenza dell’uomo. Tra le tante donne che scelgono l’aborto ce n’è una buona parte che lo fa perché è lasciata sola e non ha la garanzia di poter dare un futuro giusto al proprio piccolo.
In un paese che garantisce tutti cerchiamo di garantire anche tante ragazze che vorrebbero fare una scelta diversa ma che per paura non fanno. Garantiamole o almeno proviamoci e non facciamole sentire in colpa con un manifesto vergognoso e ignorante.
Perché la cicatrice di un aborto è una cicatrice che rimane aperta tutta la vita.
Vergognatevi.
Susanna Marcellini