Mantiene la linea dura il vicepremier della Lega, Matteo Salvini, sulla legalizzazione della cannabis, lanciata come disegno di legge dal senatore pentastellato, Matteo Mantero.
Le ultime dichiarazioni fatte dal leader del Carroccio contribuiscono a rendere ancora più chiaro la presa di posizione di Salvini nei confronti della legalizzazione della canapa a basso contenuto di THC.
Non più tardi di ieri, il vicepremier Lega ha reso nota, a seguito dell’incontro coi rappresentanti di alcune comunità di recupero per tossicodipendenti, la proposta di chiudere tutti i negozi che vendono la cosiddetta cannabis light e di dare lo stop a ogni tipo di festa legata alla canapa.
Sì quindi, per il leader della Lega, a controlli a tappeto sui canapa shop. Secondo Salvini, “evidentemente un cannabis shop vende qualcosa che bene non fa“.
E, a dispetto di quanto sottolineato dal ministro della Salute, Giulia Grillo (“non bisogna dare informazioni sbagliate, perché nei canapa shop non si vende droga”), il leader del Carroccio tira dritto sulla questione, una battaglia che lo vede lanciare anche ulteriori stoccate all’alleato di governo.
Da Pesaro oggi Salvini puntualizza, rivolgendosi Di Maio, che “combattere la droga significa anche combattere la mafia, come dimostrano gli arresti delle ultime ore contro il clan Casamonica“.
E ancora, l’assist sulla proposta di legge di Mantero: “Mi aspetto che il senatore dei 5 Stelle Mantero ritiri la proposta sulla droga libera. Non è nel contratto di governo e non voglio lo Stato spacciatore“.
Ma cosa dice davvero il ddl Mantero sulla legalizzazione della cannabis, bollato dal leader della Lega e definito tempo fa dal capo del M5S una “buona proposta“? E a che livello si assesta l’assunzione consentita di THC, il principio attivo della cannabis, nell’utilizzo alimentare ed erboristico?
Stando a quanto si evince dal disegno di legge, è prevista la coltivazione, in forma individuale o associata, della cannabis fino a tre piante con un numero massimo previsto di trenta persone. Consentita anche la detenzione di 15 grammi di cannabis, dentro e fuori casa. Sulla cannabis light invece, oltre all’inquadramento per l’utilizzo alimentare o erboristico, l’obiettivo è quello di alzare il limite massimo di THC fino all’1%.
Con il ddl Mantero sarà possibile disciplinare le condotte illecite, prevedendo una differenziazione di pena in relazione alla tipologia delle sostanze assunte, droghe leggere o pesanti.
Non solo: legalizzare la cannabis in Italia consentirebbe, secondo il senatore del M5S, “un risparmio dei costi legati alla repressione penale del fenomeno e riassorbirebbe buona parte dei profitti criminali del mercato nero, che ricordiamolo nel mondo il business complessivo del narcotraffico secondo le stime si attesta a 560 miliardi di euro l’anno, mentre in Italia è stimato in circa 30 miliardi di euro, pari a circa il 2% del Pil nazionale, più della metà del mercato è costituito dalla marijuana e suoi derivati“.
Ricorda inoltre Mantero, che “anche negli Stati Uniti d’America, sono sempre di più gli Stati che hanno legalizzato la produzione e la vendita della marijuana per uso ricreativo, come il Colorado, Washington, Oregon e Alaska e il distretto di Columbia“.
Ma nella schiera dei paesi del mondo che hanno detto sì alla legalizzazione della cannabis non c’è solo la nazione a stelle e strisce: l’Uruguay è stato, ad esempio, il primo paese ad autorizzare il consumo di marijuana per tutti i cittadini che hanno raggiunto la maggiore età. Requisito fondamentale? Essere iscritti in un registro dei consumatori. Non è vietato il consumo di cannabis neanche in Bangladesh, dove l’assunzione della sostanza è libera, senza alcuna misura restrittiva e specifica.
In Spagna, invece, è legale coltivare o fumare cannabis all’interno delle mura domestiche, mentre non lo è trasportarla o fumarla in luoghi pubblici.
In pole position l’Olanda, patria dei Coffee Shop, dove è tollerato consumare marijuana, nonostante non sia formalmente legale nel paese dei tulipani. La detenzione fino a 5 grammi, infatti, non prevede sanzioni ma, al di fuori dei Coffee Shop, il superamento della quantità consentita è punito con pene variabili.