“Vi prometto lacrime, sudore e sangue, ma alla fine vinceremo”: questo disse Winston Churchill al suo popolo, all’inizio della Seconda Guerra mondiale. Ecco, sul fronte romanista forse è meglio abbandonare subito i paragoni storici roboanti, anche perché James Pallotta si sarebbe potuto permettere soltanto la prima parte del discorso. Anche sul sudore, peraltro, pensando a varie prestazioni offerte durante la stagione appena terminata, avremmo da ridire. Di certo, abbiamo le lacrime e il sangue, metaforicamente e non solo, quantomeno per le lacrime, scese copiose nella serata di domenica scorsa.
I risvegli, per i tifosi romanisti, stanno diventando angosciosi in maniera esponenziale, di mattino in mattino, di allenatore che rinuncia in allenatore che rinuncia. La vera inchiesta andrebbe condotta sui perché della rinuncia, soprattutto alludendo a Gasperini, perché il fatto che abbia declinato l’offerta lui fissa la vera asticella delle “ambizioni” e della fibrillazione romanista.
Stamattina, leggiamo su Repubblica di un quadro societario apocalittico per quanto attiene a rapporti societari, di spogliatoio e soprattutto di “equilibrio politico”, per così dire, tra i massimi esponenti della simbologia romanista. In tutto il racconto che si dipana nell’articolo troviamo motivazioni per la eventuale querela di almeno cinque soggetti, ossia Ed Lippie, Dzeko, Manolas, De Rossi e Kolarov. Lippie non è già più alla Roma, ma tra qualche giorno potremmo apprendere che nessuno dei cinque ne farà più parte. Dettagli, ai quali si fa caso se si vogliono interpretare le questioni con malizia, ma questo non aggiunge nulla all’approfondimento. O al tentativo di approfondire, visto che la matassa romanista appare al momento difficilmente dipanabile.
Ognuno scelga se prendere per buone o meno le indiscrezioni di Repubblica, con tanto di citazioni di carteggi, documenti e date (16/12/2018) in cui sarebbero stati prodotti. Fa riflettere una cosa: parte un (altro) terremoto mediatico in una società già fibrillante di suo, la cui scaturigine è la doglianza si un preparatore atletico, peraltro quasi già in uscita dal club. Ancora una volta, l’unica certezza è la debolezza indotta dalla mancanza di una presenza fisica del vertice.
Ci apprestiamo ad attendere sviluppi, e approfondimenti. Nel frattempo, ai nostri ascoltatori, un consiglio: non limitatevi mai a leggere, in ogni caso. Leggete, anche e sempre, tra le righe.
Paolo Marcacci
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