Ne abbiamo sentite di tutti i colori sulle panchine future della Serie A, non perché i media tirino a indovinare (ci mancherebbe), ma semplicemente perché il loro lavoro è quello di aggiornare, informare e, perché no, anche ipotizzare.
E’ anche vero che una stagione simile è assolutamente da dimenticare per la categoria degli allenatori, tra esoneri e riconferme, tra chiamate inedite e traghettatori.
Il perché è relativamente semplice: ogni squadra della nostra Serie A 2018-2019 ha qualcosa da rimproverarsi. Vediamo di approfondire:
lo scudetto della Juve per quanto inquietante dirlo (Allegri in questo momento perderebbe la halma) sa di compitino, e ammesso che vincere non sia affatto scontato e che non si possa pretenderlo, c’è sempre quello spauracchio Ajax che esce dall’armadio di CR7 durante la notte. Il Napoli sembra aver fatto qualche passo indietro rispetto alla scorsa stagione, quando ha davvero insidiato il primo posto, anche se forse quella partenopea è la situazione meno opinabile di tutte.
L’Inter non ha rispettato le attese, non sulla posizione, perché si potrebbe dire che ha vinto il campionato, quello nel quale dalla terza in poi non si può pronosticare il piazzamento. Certo, da cosa si diceva in estate di questa squadra pretendere di più è poco.
Del Milan non ne parliamo, potrebbero arrabbiarsi visti i bollenti spiriti in casa del diavolo.
Per la Roma stessa situazione dell’Inter, con qualche punto in meno, mentre la Lazio ha fatto la Lazio: quella che, più che non riuscirci, sembra non volerci riuscire.
Il tutto ovviamente è ricaduto su di loro: gli allenatori.
La quantità della loro colpevolezza pesatela voi, ma tutti concorderanno che degli errori, per quanto diversi, li abbiano fatti.
Per questo il futuro di praticamente 4 (4 e mezzo) dei tecnici delle sei big del campionato è praticamente oscuro, proviamo a capire perché e cosa realmente possano aver sbagliato i tecnici più bravi della Serie A (escludendo Gasperini, incolpevole in qualsiasi modo finisca il campionato straordinario dell’Atalanta).
Massimiliano Allegri
L’allenatore più vincente e più dibattuto della Serie A ha accusato la caduta delle stelle. Ma a parte la delusione Ajax (che accantoniamo perché ovvia, ma di certo la più importante) fanno storcere il naso gli oltre 50 infortuni stagionali, sintomo di una gestione atletica non certo impeccabile, a giudicare anche dalla tenuta della squadra negli ultimi impegni di Champions: non esiste che si fatichi a correre ad aprile, nel momento per cui hai lavorato nei mesi precedenti.
Non ci inoltriamo sulla questione brutto gioco VS bel gioco, filosofia e basta.
Carlo Ancelotti
Se parliamo dall’assunto che l’allenatore del Napoli (che ha vinto quel che ha vinto, sì) sia incontestabile non ne stiamo facendo una questione di calcio ma di fede. Obiettivamente non si è vista quella svolta che si aspettava la sua firma avrebbe impresso, non tanto in campionato, dove si doveva affrontare una corazzata come la Juve, quanto più in Europa: l’Arsenal che ha eliminato i partenopei è quinto in Premier dietro al Tottenham, ma distante anni luce dal gioco delle prime quattro. Dunque, Carletto, a che punto siamo col Napoli?
Luciano Spalletti
La sua panchina è tornata a tremare, più per il rifiuto di Conte che per suoi demeriti, la stagione in corso potrebbe riportare l’Inter in Champions, più per il campionato delle altre che per suoi meriti. Ma allora cosa ha fatto Luciano Spalletti per portare su di sé una mole di diffidenza tale? Il calo dell’Inter nell’ultima parte di stagione ha certamente influito, ma anche il gioco ha subito un’involuzione. Insomma, rischia di esser un’altra stagione “nì”, che non era ciò che Zhang intendeva per “schiacceremo tutti“.
Gennaro Gattuso
Da giocatore era più acclamato in casa Milan che in qualsiasi altro luogo, ora sembra avere molti più estimatori tra le altre società che a Milanello. Forse perché ammettendo i suoi meriti si denuncerebbero le colpe della società, o viceversa, il tecnico calabrese potrebbe aver reso vani i meriti della società rossonera. Per quanto visto in campo sembra più credibile la prima opzione.
Claudio Ranieri
Forse i dubbi più immeritati riguardano lui. Da Ranieri si è preteso tutto e subito, e ciò che si mormora sul suo valore riguarda più le sue esperienze passate che ciò che sta facendo ora. L’inizio da incubo è ormai nel dimenticatoio, ma per completare l’opera dovrebbe conquistare il piazzamento Champions. Intanto però ha fatto sapere che altre squadre lo cercano e probabilmente questo paragrafo – che tratta i demeriti, ricordiamolo – non ha davvero altro da dire.
Simone Inzaghi
Sempre lo stesso modulo, sempre gli stessi giocatori: il problema è che è cambiata la posizione in classifica. L’inspiegabile calo al fotofinish è anche opera sua, delle sue scelte sbagliate, delle sue forzature. Ha sottovalutato le piccole prendendo sul serio le grandi, dimenticando che grandi quantità di punti si fanno contro le piccole. Chiariamoci: non è che non sappia più allenare come nello scorso anno, quando impari ad andare in bici non lo scordi, ma non puoi provare a mettere il bastone nella ruota anteriore per vedere che succede. Non quando alleni in Serie A, non quando alleni la Lazio.
Alessio De Paolis