Più di un semplice campione e forse nemmeno l’attributo “leggenda” rende abbastanza cosa abbia rappresentato Niki Lauda.
Si è spento un simbolo, il leader di una generazione di dirigenti come negli ultimi anni se ne vedono sempre meno, perché gli uomini che hanno il coraggio di dire la verità sono specie sempre più ricercata.
Ma nemmeno racchiuderlo nella categoria dei migliori dirigenti, piloti, uomini di sport probabilmente rappresenta in modo lontanamente esaustivo Andreas Nikolaus, detto Niki.
Nel 2018 i suoi ultimi atti nel paddock, poi l’operazione ai polmoni, che dopo 43 anni gridavano ancora in mezzo alle fiamme, quelle stesse fiamme che hanno scalfito la sua faccia, segnandola di quelle cicatrici che sembrava non accusare, che pareva non avesse.
Forse ne andava anche fiero: erano il simbolo della sua sfida alla morte, vero nemico in una vita a cavalcare il pericolo. Questo era il lavoro di quei piloti di Formula 1.
Niki non c’è riuscito solo oggi, ma è giustificato dal fatto che il suo nome non morirà mai.
“Con te ho vissuto alcuni dei momenti più belli della mia vita“ ha detto esprimendo il suo cordoglio l’amico Luca Cordero di Montezemolo; “abbiamo condiviso tante indimenticabili vittorie della Ferrari e siamo sempre stati uniti da grande affetto, anche quando ci siamo trovati a competere in campi avversi. Sei stato un grande Campione, un Campione del Mondo in pista e fuori, un amico sincero, un uomo diretto e leale. Sono vicino con grande affetto ai tuoi figli e a tua moglie e invito tutti i nostri tifosi a rivolgere un ultimo grande applauso a te, indimenticabile Campione»
I ricordi di cui ora il web è impregnato sono una breve manifestazione di quella eternità che fa parte di Niki, denominatore di un’unicità che “solo un Lauda può avere”.
Ne sa qualcosa la McLaren, casa non del semplice ritorno, ma del ritorno alla vittoria. “Leggenda, ora e per sempre” scrive la scuderia sul suo profilo ufficiale.
Meno sintetica la scuderia del Cavallino, che lo ritrae in sella a quella macchina per cui alla fine, Niki ha sempre fatto il tifo.
“Rispetto gli altri team di F1 la casa di Maranello sembrava la Nasa, con quella pista pazzesca controllata centimetro per centimetro dalla Tv a circuito chiuso che consentiva a Enzo Ferrari (grazie a 10 telecamere fisse) di osservare, registrare e rivedere mille volte il comportamento di pilota e macchina in ogni metro della pista rimanendo comodamente seduto in poltrona.“
“Uno dei tuoi eroi da sempre“, scrive Alex Zanardi, “Tra te e Hunt il pazzo eri te“, twitta Alessandro Antinelli, evidenziando un attributo raramente accostato a Niki, dall’anima estremamente pragmatica e freddo come pochi in pista: proprio quella era la sua follia, il coraggio di fare e dire le cose nel modo in cui vanno dette e fatte.
Di lui, forse, pochi avevano capito qualcosa, ma tutti, dai politici alle istituzioni, a chi di geniale follia non sa nulla, ne hanno percepito l’unicità.