Spesso si pensa alla storia come a un insieme di nozioni, tipicamente scolastiche, che debbano essere ricordate rigorosamente in tempi didattici.
Colpa, più che degli alunni, dei professori (non tutti, chiaramente) che non riescono a trasmettere cosa i fatti storici significhino veramente per l’uomo.
Il processo identificativo è qualcosa di molto complesso, che si basa tra le altre cose sugli accadimenti del nostro passato.
Il termine “identità”, derivato dal latino idem, eadem, idem che vuol dire “autentico, uguale a se stesso”, è un termine chiave in proposito, per il quale la storia e la precisione nel riportarla hanno un ruolo fondamentale perché si compia quel processo di identificazione del proprio io e della propria comunità. Bisogna infatti cogliere le sfumature e – quando possibile – i particolari per riconoscere se stessi e il contesto in cui ci si trova.
L’interpretazione della storia non è però la sua falsificazione, la propria visione non include il racconto di vicende mai accadute, che talvolta trovano terreno fertile grazie al pressappochismo con cui vengono narrate.
Per questo è importante smentire i falsi storici: eccone dunque alcuni che vi stupiranno.
Il pollice verso e l’errata diffusione Holliwoodiana
Forse perché piaceva di più ai registi che ritenevano il modo in cui lo hanno reso noto più chiaro alle folle, o probabilmente perché non hanno approfondito il significato del famoso pollice verso. Sta di fatto che il significato del pollice all’in su alla fine di una lotta tra gladiatori gli imperatori effettivamente usavano farlo, come provano numerosi ritrovamenti di rilievi raffigurati nelle monete e di testimonianze scritte.
Il problema è che il significato era totalmente diverso, quasi opposto a quello che il cinema ci ha tramandato.
Il pollice all’in su era infatti un’allusione alla “spada sguainata”, che significa morte, mentre non sarebbe mai esistita l’usanza del pollice all’in giù, corrispondente invece al pugno chiuso, che significava dunque, vita.
Re Artù non è mai esistito: falso!
Complice la figura mitica del mago merlino che lo avrebbe aiutato in numerose battaglie e nella sua salita al potere, o forse perché il racconto della Disney lo ha privato, nell’immaginario comune, di qualsiasi valenza storica. Sta di fatto che l’esistenza di Re Artù è sempre stata messa in discussione.
In realtà il celebre re britannico secondo fonti archeologiche sarebbe esistito a cavallo del VI secolo, oggetto di dibattito è la sua denominazione (se effettivamente si chiamasse Artù) e il suo status, ma è certo che in quegli anni ci fu un leader che fermò l’espansione anglosassone in Gran Bretagna per un’intera generazione: che si chiamasse Artù o meno è una discussione tra eruditi, ma il leggendario re c’è stato.
Il dibattito sulla mela di Adamo ed Eva
Ebbene sì, persino nella Bibbia ci sono delle imprecisioni, non sulla sostanza del messaggio, su cui non ci addentriamo: l’imprecisione è stata dell’uomo nel tradurre il famoso racconto del libro della Genesi in cui il termine “Malum“ è diventato infatti, mela. Il problema consiste nella possibile traduzione differente con “male”, che accostato alla figura del serpente – considerato un personaggio negativo in quanto trasfigurazione di Satana – potrebbe essere una traduzione più attendibile.
Non a caso dal Medioevo fino alla storia recente sono state partorite diverse teorie su quale fosse in realtà il frutto che avrebbe causato la famosa cacciata dal paradiso terrestre, dal fico le cui foglie furono usate dai due primi esseri umani all’uva, che può facilmente indurre in tentazione di essere mangiata.
Il Gladiatore non è mai esistito: vero
Nel 2008 grazie alla notizia data dai giornali è riesplosa la passione per la Roma antica. “Trovata la tomba di Massimo Decimo Meridio” si leggeva vicino alla categoria delle Breaking news. E la notizia non sarebbe neanche del tutto falsa, perché sarebbe esistito un generale romano che servì Marco Aurelio nel medesimo lasso di tempo in cui sarebbe vissuto Massimo Decimo Meridio. Il suo nome? Marco Nonio Macrino.
A chi si sta riempiendo di speranze nella lettura dell’articolo ci spiace riferire che per loro stessa ammissione, i registi del celebre film hanno palesato di essersi inventati il personaggio di sana pianta. Indovinandoci su alcune cose, per carità, ma azzeccarci non vuol dire provare una realtà storica.
Romolo iniziò la costruzione di Roma in solitudine
Detta in soldoni: ma perché nessuno considera mai quel poveraccio (si fa per dire) di Tito Tazio, che completò il solco della prima città di Roma insieme al molto più celebre Romolo?
Di lui non si sa molto, e probabilmente questo ha inficiato molto sulla sua figura; in realtà (assumendo come vere tutte le leggende) ebbe un ruolo fondamentale nel prosieguo della fondazione di Roma, contribuendo in modo determinante al Ratto delle Sabine come re, appunto dei sabini. Persuase infatti la medesima popolazione a non attaccare i romani mentre erano occupati nella conquista delle altre popolazioni circostanti.
Il cavallo di Troia in realtà era una nave
E’ stato un duro colpo per i classicisti scoprire che il leggendario cavallo in realtà potrebbe non esser stato un equino gigante.
E’ recente la notizia secondo la quale è probabile che i greci – secondo quanto voluto da Ulisse – lasciarono nella spiaggia di Ilio (o Troia, se preferite) una costruzione a forma di nave fenicia (“Hippos“).
Essendo versato nelle discipline navali, Omero intendeva probabilmente descrivere minuziosamente la costruzione di una nave, più che quella di un cavallo.
La grande quantità di termini tecnici in un testo così scorrevole però spiazzò i traduttori dell’opera leggendaria che non esitarono a inserire nella traduzione l’allusione al cavallo che varcò le invalicabili mura di Priamo: tutti sanno che per i romantici resterà sempre valida questa versione.
Salieri non uccise Mozart
Anzi, erano persino buoni amici.
Tanto è vero che il celebre compositore austriaco lasciò anche una lettera con delle belle parole all’amico, col qual la storia (quella raccontata) è stata così impietosa.
Magari è vero che non sia mai stato il più grande compositore del suo tempo, ma lo shakespeariano conflitto con Mozart non c’è mai stato.
Ipazia di Alessandria
Avete presente la teoria del moto ellittico dei pianeti? Probabilmente è stata scoperta più di mille anni prima di come si sostenga dai libri di storia, nientemeno che da una donna (eccezionale come questa voce sia arrivata a noi, visto il tabù che dall’antichità ha regnato sull’istruzione e le capacità intellettive femminili).
Con mille anni d’anticipo Ipazia, filosofa di Alessandria vissuta a cavallo del IV secolo d.C., aveva anche ipotizzato che la terra fosse tonda, grazie al famoso esperimento del sacco che cade perpendicolarmente dall’albero maestro di una nave.
Non fu certo la prima, anche Platone e Parmenide elaborarono teorie simili, ma l’oscurantismo che regna sulla figura di Ipazia non è certo consona ad una vera e propria scienziata che approfondì un importante tema chiarito ufficialmente dall’uomo solo in questi ultimi secoli (con buona pace dei terrapiattisti).
Alessio De Paolis