“L’addio di De Rossi, come prima l’addio di Totti… erano gli ultimi esponenti di quel calcio meno razionale e più romantico dei tempi andati”. Massimo Fini, giornalista e autore – insieme a Giancarlo Padovan – del libro Storia reazionaria del calcio, ospite di ‘Un giorno speciale’ con Francesco Vergovich.
“Un calcio che non esiste più”
“Sia De Rossi, sia soprattutto Totti, avrebbero potuto giocare in squadre ben più apprezzate della Roma, italiane e straniere. Però, romani de Roma, hanno preferito rimanere lì” – Massimo Fini
“Questo ci riporta al carattere identitario che aveva il calcio una volta – continua il giornalista – dove non è che giocassero come adesso… In ogni squadra 10 stranieri e un solo italiano. Il calcio è stato un gioco fortemente identitario, un collante, un gioco interclassista. Questi due giocatori ci riportano a un calcio che non esiste più. Ormai tutti i giocatori cambiano squadra quasi ogni anno. Come fai a identificarti in una squadra, in un giocatore?”
“La modernità sta uccidendo il mondo del pallone”
Questo il concept del libro Storia reazionaria del calcio: “Si parla di calcio, si ricordano storie, immagini, azioni – spiega Massimo Fini – ma il senso è quello di dire come la modernità, se noi la sintetizziamo nei due demoni che sono economia e tecnologia, praticamente sta uccidendo il mondo del pallone. Tutti sanno che le partite adesso si giocano il venerdì, il sabato, la domenica… è un’overdose! Che ucciderà questo gioco”.