Sbagliando s’impara, è vero, ma quando lo si fa in Serie A e quando si fanno errori tali, pur avendo imparato qualcosa, è difficile dimenticare, soprattutto se poi il tuo errore fa la fortuna di altre società.
Il calciomercato è così, estremamente dinamico e difficile, può succedere di tutto: forse per questo piace così tanto alla gente nonostante sia questione di pura diplomazia ed economia.
Praticamente uno sport a parte, nel quale i dirigenti sono i “calciatori”, intenti a compiere imprese eroiche. Il loro campo da gioco è l’ATA Hotel, il loro gol, la plusvalenza, cercando di placcare gli agenti, captare il minimo segnale d’apertura, giocare al rialzo per non urtare la sensibilità delle tifoserie che a quel campione non rinuncerebbero mai.
Poi ci sono anche quei casi, più rari, in cui sono i dirigenti stessi a dire di no.
Accade spesso quando si parla di ingaggiare giovani: non convincono, hanno una statura esile, non piace il loro stile di gioco e neanche… il posto da dove provengono.
Poi ci sono delle volte in cui si dice di no anche senza un apparente motivo, perché il calciomercato a volte è anche una scommessa, che se vinci vieni osannato guadagnando una reputazione da genio della finanza. Se perdi, invece, non c’è infamia, non nell’immediato, ma il boato del risentimento si fa sentire più tardi, aumentando di parecchi decibel ad ogni gol di quell’esile calciatore sul quale non si è puntato, magari anche preferendogli qualcuno che si è poi rivelato inefficiente, o che non entra esattamente nelle grazie dei tifosi.
Griezmann – Matri: una diavoleria
Se vi proponessero Antoine Griezmann ora, lo prendereste: di qualunque squadra siate tifosi.
In passato non era così, ma se gli preferisci Alessandro Matri è davvero la prova che gli dei del calcio vogliono la tua sventura. Già, perché anche se ti chiami Adriano Galliani e hai fatto la fortuna del Milan, non puoi pretendere il perdono dopo un simile orrore di valutazione: troppo alta la cifra di 30 milioni richiesti dalla Real Sociedad nel 2013, club in cui Griezmann ha militato sino al 2014. Ora per 30 milioni non ti fa nemmeno la danza di Fornite dopo aver segnato.
“Xabi Alonso? Meglio Poulsen”
Lo scenario è la Juve del 2008, l’allenatore è Claudio Ranieri, a cui si imputa tutt’ora questa frase: “Xabi Alonso? Mi va bene anche Poulsen“. Questa l’accusa mossagli dall’ex presidente bianconero Jean Claude Blanc, mentre lo stesso allenatore testaccino è tornato sulla questione di recente dicendo che, messo davanti alla scelta “Ho detto 20 volte Alonso“.
Non una sorpresa che esista questo scaricabarili, il danese prelevato dal Siviglia non fu nemmeno una meteora, anzi, nemmeno una pioggerellina: praticamente inutile a quella Juve già scarsa di qualità mentre lo spagnolo continuava a vincere con la maglia dei Blancos: di chi fu la colpa? Probabilmente non lo sapremo mai.
Ronaldo e la Juve: poteva accadere prima, ma Salas….
Qui non si tratta di un errore a tutto tondo: diciamo più di un “danno procurato”, per dirla in gergo calcistico, ma questo giustifica solo parzialmente l’orrore che c’è sotto.
Sempre la Juventus lo scenario, stavolta nel 2003. Gianni Di Marzio mette sul taccuino un certo Ronaldo, dello Sporting Lisbona, per il quale si fa sotto anche l’Arsenal.
I bianconeri però intensificano i contatti, Dolores Aveiro, mamma del giovane calciatore ha già i contatti degli osservatori della Juve: c’è l’offerta di 2,5 milioni più Marcelo Salas. Tutto fatto, con Luciano Moggi già pronto per le presentazioni, se non fosse che il cileno alla fine abbia detto di no all’opzione Sporting preferendo il River Plate. Tutto perduto? No, il cartellino di Ronaldo costa 10 milioni. “Troppi“, si disse alla fine.
Se non fosse per l’approdo recente di CR7 a Torino avremmo messo il bollino rosso sopra questo paragrafo.
Zaniolo – Nainggolan
Si tratta di storia recentissima, ma queste righe non sono state pensate per mettere il dito nei fori delle tormentate mani nerazzurre. Si diceva, verso dicembre, “Chi avrà avuto ragione tra Inter e Roma nell’affare Zaniolo-Nainggolan?” Ora possiamo dirlo: assolutamente la Roma. Nonostante un finale di stagione in calando da parte del giovane talento giallorosso, mentre nel frattempo il belga è a sprazzi il Nainggolan che conoscevamo, la verità è che economicamente è stata una follia dei nerazzurri sacrificare Zaniolo, dal valore attualmente decuplicato, per arrivare a un giocatore forte, sì, ma col tempo tutt’altro che dalla sua parte e dalle sconvenienti abitudini. Seppur nella prossima stagione Nainggolan tornasse quello di prima, l’operazione resterebbe comunque una follia, visti i margini di miglioramento del romanista, la cui valutazione – a meno di cali clamorosi – si alzerà in modo inversamente proporzionale rispetto a quella del ninja.
Fuori Handanovic, dentro Berni
Sapevate che il portiere dell’Inter nel 2005 è stato tra le fila dei biancocelesti?
Il fatto è che giocò talmente poco che forse non se lo ricorda nemmeno lui.
Una sola presenza con la maglia della Lazio ci ha consentito non solo di mettere la sua immagine nell’articolo, ma anche di segnarlo come uno dei più grossi rimpianti della gestione Lotito, soprattutto perché poi nella sessione successiva di mercato, in porta arrivava “Tommasone” Berni.
“Gattuso? E’ troppo calabrese”
Immaginatelo a contrasto con l’accento torinese di Andrea Agnelli, o a dare direttive a Cristiano Ronaldo. Purtroppo tutto ciò non accadrà mai, ma poteva succedere.
E’ quanto ha riferito Franco Ceravolo, ex dirigente della Vecchia Signora che ha lanciato la bomba in tempi recenti: Gattuso alla Juve poteva avverarsi. Il retroscena che però ha impedito il tutto è più piccante della ‘nduja: non c’è un calciatore che gli è stato preferito, né non fu ritenuto idoneo, è solo che i contatti furono ritardati dai dubbi di Moggi, perché Ringhio era giudicato troppo… calabrese.
Poi dopo aver Convinto Luciano Moggi, Ceravolo si precipitò al telefono, per essere amaramente informato che Gattuso, nel frattempo, aveva dato la sua parola al Milan.
Alessio De Paolis