Si va ai supplementari. Sfida lunghissima tra il matrimonio di Pamela Prati e il nome del nuovo allenatore della Juventus. Si aggiungono al carnevale le prossime elezioni europee, tutto fa brodo, troppo fa social. Proprio di questo voglio scrivere e mi spiego subito. Ormai il giornalismo, quello che intendevo e che si intendeva, è roba da archivio, nostalgia di firme e righe e redattori che furono. Oggi si va di social, basta un tweet di uno qualunque che affermi di avere lo scoop, la notizia, ed ecco che i cronisti vengono presi dal panico. Lasciate per un attimo la Prati Pamela e le elezioni europee e venite alla Juventus.
Allegri ha asciugato le lacrime di commozione e le ha sostituite con quelle di risate plautine, perchè questa commediola sul suo erede in panchina offre, ogni giorno, una serie di scenette in confronto delle quali Colorado Café e Zelig, Bombolo e Alvaro Vitali sono gigantic dell’arte. Mourinho si è offerto, anzi circola nei pressi della Continassa, sede sociale della Juventus. Guardiola è sbarcato a Milano e si è incontrato con Paratici in un albergo che porta il nome di PARIGI. Inzaghi ha già firmato il contratto ma non si deve dire. Sarri ormai è pronto a ritornare in Patria e a fare un altro sgarbo a De Laurentiis prendendo casa a Torino, Conte è a metà strada tra Torino e Milano, disperato non sa quale stazione scegliere. Mihajlovic era un candidato, poi sfumato ma oggi di nuovo di moda. Klopp è roba buonissima ma se vince la Champions con il Liverpool diventa il quinto Beatles. Pochettino vorrebbe venire nella terra dei suoi avi ma qualcuno ha dimenticato che accuse la Juventus di essere anima nera corrutrice di arbitri. In questo blob ridicolo di casino in molti, giovani e mature di età.
Se cadono i muri in ogni parte del mondo quelli della Juventus resistono a qualunque caterpillar, non esce un filo d’aria. Vediamo di sbirciare comunque dai vetri. La Juventus non può sbagliare. Non può affidare uno squadrone a un allenatore di scarsa esperienza. Se è vero che Conte e Allegri non fossero i primissimi della lista, al tempo del loro arrivo, venivano entrambi da esperienze vere, il primo come ex capitano bianconero vincitore di più cose, il secondo per avere conquistato uno scudetto con il Milan e perso un altro per colpa dello stesso Conte. Dunque Inzaghi e Mihajlovic appartengono alla tribù di quelli bravi ma ancora acerbi o inadatti a svolgere il ruolo di manager, anche a livello inernazionale.
Dunque la Juventus abbisogna di una figura che sappia proseguire il lavoro di Allegri ma soprattutto che “alleni” la squadra, che la rinfreschi di gambe e di testa perchè avere a disposizione Cristiano Ronaldo, Dybala, Mandzukic, Kean, Higuain, Douglas Costa, Cuadrado, Bernardeschi, Can, Khedira, Matuidi, Pjanic, Cancelo, Alex Sandro e non produrre un gioco di uguale qualità (non parlo del risultato nel tabellino), significa che la macchina non ha funzionato a pieno regime, che ha scelto il diesel pur avendo la benzina verde e un motore da Formula 1. Non c’entra la Champions che è un torneo dove i più grandi saltano, c’entra la dimensione di un gruppo che con l’investimento su Cristiano Ronaldo ha svoltato non soltanto sotto il profilo tecnico o contabile ma come immagine.
Direi che Klopp sarebbe l’uomo ideale per questa missione. Mourinho lo sarebbe stato se non avesse dato segnali di decadimento e prepensionamento, un reduce di se stesso insomma. Inzaghi è basico come Allegri, Mihajlovic è di buon livello ma più portato al combattimento che alla qualità, Pochettino è un bluff di gran moda come lo fu Vilas Boas, Ten Hag va bene in Olanda, Sarri è una buona idea con alcune controindicazioni legate al suo carattere e certi comportamenti non del tutto professionali, Guardiola è più furbo di cento volpi, lui non c’entra nulla con Cristiano Ronaldo, dunque.
La commedia continua, direi per alcuni giorni. Al due di giugno, festa della Repubblica, conosceremo il nome e il cognome dell’uomo del futuro. Che dovrà ribadire il passato.
Tony Damascelli