L’Italia ha deciso

Le elezioni europee 2019 hanno premiato la Lega e bocciato il Movimento 5 Stelle. Ora è il momento di iniziare una politica del fare.

La gente ha dato un voto alla politica italiana e forse non tanto all’Europa. 

La gente ha bocciato la politica dei no, dell’immobilismo, della svolta a sinistra del 5 Stelle (chi ha ritenuto di votare a sinistra ha virato probabilmente sul tradizionale PD), ha pagato poco la fumeria d’oppio del reddito di cittadinanza.

Ha pagato viceversa, la politica sulla sicurezza dei confini, la legittima difesa, la contrazione dei reati in ragione della riduzione dell’accesso indiscriminato di irregolari e clandestini, la contestazione della violenza perpetrata dal fascismo rosso, e probabilmente pagherà una attenzione, ancora troppo larvata, nei confronti dei nuovi poveri, le partite iva e tutti i senza lavoro. 

Non ha pagato la politica di chi è di salito al potere rivendicando un Paese totalmente corrotto. 

O meglio ha pagato soltanto in un primo momento, sino a quando poi, ci si è accorti che a Roma nel 2019 è stato arrestato per corruzione soltanto un esponente politico, peraltro del Movimento 5 Stelle, mentre ci sono stati centinaia di migliaia di furti, rapine, estorsioni, spaccio di sostanze stupefacenti. 

Invitare i magistrati ad occuparsi quasi esclusivamente di corruzione, ha senza dubbio favorito la carriera di qualcuno, ma non ha contribuito certamente a porre in essere un’azione di contrasto alla criminalità in virtù delle reali proporzioni del fenomeno, dove a ritmo di uno alla settimana vengono massacrati bambini di neanche due anni. 

Ma, mentre della corruzione si parla per mesi e basta un arresto per gridare alla nuova tangentopoli, con piena soddisfazione dell’alta finanza che, dinanzi ad una politica screditata, non ha argini che possano arrestarne la sua dilagante voracità, se uccidono un bimbo se ne parla due giorni in cronaca. 

Non si analizzano quei drammi veri, ci si limita a prenderne atto in maniera impotente. 

Non si fanno leggi incostituzionali come la Severino. 

No, si lascia andare come se nulla fosse accaduto in attesa della prossima macabra brutalità.

Sembra vietato parlare di serie politiche per l’infanzia, per la scuola, per la famiglia, per la prevenzione al bullismo, per un contrasto rigoroso all’azione criminale, salvo poi, incolpare poliziotti e carabinieri per qualche sbavatura nel tentativo di frapporsi alla furia distruttiva, senza senso, di orde vandaliche, troppe volte protette in maniera strisciante dalla politica. 

Ora viene il difficile però, occorrerà dar corso alle volontà espresse dai cittadini italiani e non agli interessi speculativi di sopravvivenza dei singoli partiti o di salvaguardia dello scranno da parte dei singoli parlamentari. 

L’Italia ha necessità di ripartire, ha urgente bisogno di creare nuova occupazione con politiche del fare, in grado di vedere lontano.

Ha bisogno di ricostruire un nuovo asse produttivo, di ammodernare quello infrastrutturale e di promuovere le prerogative di un museo a cielo aperto, di un paesaggio tra i più attraenti al mondo, di una tradizione enogastronomica straordinaria, di risorse scientifiche ancora molto richieste, di un popolo fondamentalmente buono ed ospitale, troppe volte ingannato e violentato da impostori, speculatori e narratori demagogici, senza arte e ne parte, di frottole a profusione, pronti a contraddirsi senza pudore ed a volteggiare senza meta pur di mantenere uno stipendio di ventimila euro al mese che nel libero mercato nessuno gli avrebbe mai riconosciuto. 

Quello che temo oggi è che dinanzi all’invadenza della vera criminalità, dell’agire rapace dell’alta finanza e dell’economia irreale (non certo quella di chi alza la saracinesca tutte le mattine) una classe politica debole ed per alcuni versi incapace possa dilaniarsi in beghe interne o peggio prostituirsi al migliore offerente, in un momento in cui occorrerebbe mantenere la barra ben dritta per vedere sventole sul pennacchio il nostro tricolore libero di volteggiare senza i vergognosi attriti di una burocrazia distruttiva, alimentata ad arte per far impantanare qualsivoglia lodevole iniziativa. 

Della riforma della burocrazia purtroppo ahimè, non parla ancora nessuno. Lì serve competenza, esperienza e coraggio, tanto coraggio per metterci le mani.

Se un giorno, ancora lontano, decidessi di fare politica mi occuperei in primis e con ogni forza della burocrazia, anche se con i progetti di ricerca scientifica che sto portando avanti, di fatto me ne sto già occupando in maniera significativa. 

Qualcuno di voi, ogni tanto mi chiede, ma perché Prof. Lei non scende in politica visto che critica quel mondo? 

Pensate che non scorga la viltà che potrebbe attanagliarmi nel vedere tante cose che non vanno e proporre soluzioni soltanto comodamente dall’esterno?

E’ che in questo momento purtroppo sto portando avanti diverse attività sempre nel campo della formazione, dell’aggiornamento, dell’assistenza e soprattutto dell’innovazione tecnologica nella Pubblica Amministrazione e sento che se adesso mollassi per una mia vanità probabilmente, in questa fase in cui serve ancora una mano ferma, i progetti potrebbero naufragare (anche perché i venti contrari, e gli interessi avversi, alla modernizzazione della nostra amata nazione spirano sempre forte) vanificando tutti i progressi fatti e mortificando decine di persone che vi stanno lavorando con profitto per il Paese, a cui i contro interessati sarebbero ben lieti di offrire lauti guadagni (superiori certamente a quelli che attualmente può offrirgli il Prof.) e cattedre prestigiose magari all’estero. 

Finché ne avrò la forza terrò duro. 

Per cui il giorno in cui farò politica sarà o perché avrò raggiunto i miei obiettivi e quindi, potrò senza alcun altro assillo offrire anima e corpo alla politica stessa, oppure perché sarò stato sconfitto e quindi, la politica sarà il campo su cui affronterò (quelli che io ritengo gli avversari del Paese) senza risparmio all’ultimo duello. 

Per il momento quindi, da italiano, orgoglioso di esserlo, pretendo dagli attuali politici, e da quelli dei giorni di poi, che si occupino seriamente e con coscienza del nostro Paese. 

BUON LAVORO A TUTTI.