Omicidio Vannini: la sentenza e i misteri. Possibile movente “gelosia”?

Emanuele Rossi (Messaggero): "Le indagini sono state fatte nel modo errato".

Riflettori ancora puntati sull’omicidio di Marco Vannini, il giovane morto per un colpo d’arma da fuoco a casa della fidanzata, Martina Ciontoli, in circostanze emblematiche e non del tutto chiare.

Il caso che, negli ultimi mesi, sta continuando ad essere oggetto di servizi giornalistici di programmi tv, “Le Iene” in primis, vedrebbe coinvolto il padre di Martina, Antonio Ciontoli. L’uomo infatti, accusato di aver premuto il grilletto contro il ragazzo è stato condannato inizialmente a 14 anni di carcere e poi, in secondo grado, a cinque.

Emanuele Rossi, giornalista de “Il Messaggero”, ha riassunto le dinamiche della vicenda e ha parlato a “Un giorno speciale”, insieme a Francesco Vergovich e Marco Guidi, della testimonianza di un amico del maresciallo Rizzo, resa nota in esclusiva da “Le Iene”.

Davide Vannicola, questo il nome del testimone, avrebbe rivelato che è stato il figlio Federico, e non Antonio Ciontoli, il responsabile degli spari che hanno portato alla morte di Marco Vannini.

Si sta puntando anche sulle indagini, noi l’abbiamo fatto sempre. Le indagini sono state fatte nel modo errato. Noi ci siamo anche chiesti perché” ha spiegato il giornalista, specificando che “queste domande ce le siamo sempre fatte e ce le continueremo a fare perché questa famiglia (Vannini, n.d.r.) cerca giustizia, ma anche la verità” ha detto il giornalista.

Interpellato da Francesco Vergovich su un possibile movente dell’omicidio, Rossi ha risposto che “questa storia si divide in due fasi, il prima e il dopo. Nel prima, la madre di Marco ha parlato sempre di questioni di gelosie della figlia (di Antonio Ciontoli, Martina n.d.r.). Marco voleva diventare un pilota o un carabiniere, e il fatto che Martina potesse aver paura che Marco si allontanasse potrebbe essere una delle motivazioni. Adesso, comunque, si sta puntando sulle indagini di nuovo“.

Chiudiamo con la frase che mi disse un magistrato quando, da giovanissimo cronista, mi toccava fare la giudiziaria. Mi diceva ‘guarda che se cerchi la giustizia, hai sbagliato. Qui si applica la legge, quando ci si riesce‘. Questo mi è rimasto impresso” ha detto in chiusura Marco Guidi, commentando il caso Vannini.