Ammonta a 3,6 miliardi di euro, al 31 dicembre 2018, il debito dei principali Comuni italiani nei confronti dei propri fornitori. La Cgia rifà il punto sul vecchio nodo dei mancati pagamenti della Pa. Una somma che, avverte la Cgia, risulta per altro essere sottodimensionata, visto che non include molte amministrazioni che ad oggi non hanno pubblicato o aggiornato sul proprio sito il numero dei creditori e l’ammontare complessivo dei debiti maturati.
“Sebbene negli ultimi anni i vincoli imposti dal patto di stabilità interno siano stati superati – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Cgia Paolo Zabeo – molti Comuni continuano a liquidare i propri fornitori con tempi abbondantemente superiori a quelli stabiliti per legge. In particolar modo al Sud. Nelle grandi Città Metropolitane, inoltre, dove le spese sono sensibilmente superiori a quelle sostenute dalle Amministrazioni di medie e piccole dimensioni, lo stock degli insoluti rimane ancora elevato e in molti casi addirittura in aumento rispetto agli anni precedenti. Come nei casi di Roma, Milano, Torino, Cagliari e Venezia”.
“Grazie all’introduzione della fatturazione elettronica – afferma il segretario Renato Mason – le cose sono migliorate. Dalla fine del mese di marzo del 2015, infatti, tutti i fornitori della Pa hanno l’obbligo di emettere la fattura in formato elettronico. Una disposizione che ha reso più trasparente il rapporto commerciale tra il pubblico e il privato, anche se il debito complessivo rimane ancora da definire e i ritardi nei pagamenti spesso sono ancora del tutto ingiustificati”. Dai dati ricavati dalla lettura dei siti internet, il Comune di Roma è quello più indebitato: al 31 dicembre 2018 i fornitori dell’amministrazione capitolina (pari a 4.966 imprese) avanzavano 1,5 miliardi di euro. Nella graduatoria dei peggiori pagatori scorgiamo anche il Comune di Napoli con 432,2 milioni di mancati pagamenti (599 imprese creditrici), il Comune di Milano con 338,2 milioni di euro (2.124 imprese creditrici), l’Amministrazione comunale di Torino con 299,1 milioni (1.161 aziende creditrici) e il Comune di Palermo con 137 milioni (909 imprese in attesa di essere liquidate).
Da segnalare, invece, la straordinaria performance dei Comuni di Brescia, Ferrara e Trapani: al 31-12-2018, tutte queste amministrazioni hanno dichiarato di non avere alcun debito nei confronti dei propri fornitori La Cgia, infine, sottolinea che la cattiva abitudine a pagare in ritardo i propri fornitori non riguarda solo la pa, ma anche i committenti nei rapporti commerciali tra le imprese private. Sempre secondo l’indagine condotta a livello europeo da Intrum Justitia, nel 2018 le imprese italiane hanno saldato i propri subfornitori mediamente dopo 56 giorni (peggior risultato a livello europeo dopo il Portogallo), anche se questo lasso di tempo è comunque al di sotto dei canonici 60/90 gironi. Nulla comunque a che vedere con i tempi registrati in Francia (42 giorni), nel Regno Unito (27 giorni) e in Germania (24 giorni). La media Ue, invece, è di 34 giorni: 22 giorni in meno che da noi.