E se vi dicessimo che oltre a risparmiare 264,7 milioni la Roma avrebbe anche potuto arrivare alle fasi finali della Champions League?
Non vuole essere la solita predica sulle operazioni sbagliate dalla società, né una critica per partito preso, come molti vorrebbero insinuare, ma una riflessione ben legata alla realtà. Se vi state chiedendo quale realtà, rifletteteci un momento perché è sotto gli occhi di mezzo mondo (tutto quello calcistico): le finali europee sono tornate prepotentemente a parlare inglese.
Fatte le considerazioni sul calcio britannico e su tutto ciò che oltre la manica hanno indovinato, bisogna anche buttare uno sguardo sui giocatori che effettivamente scenderanno in campo per contendersi gli importanti trofei.
A un italiano mediamente saturo di calcio saltano immediatamente agli occhi cinque nomi: Alisson, Salah, Lamela, Rudiger, Emerson Palmieri. Tutti hanno tristemente un passato in comune, avendo indossato – in momenti diversi – la maglia giallorossa.
“Coi ‘se’ non si va da nessuna parte”
Assolutamente vero, ma neanche coi ma proposti in questi anni dalla dirigenza giallorossa, uno su tutti: Le cessioni dolorose ci sono state, “ma sono servite a risanare il bilancio“.
A prima vista nulla da obiettare, è un normale rapporto causa-effetto che la cessione di buoni giocatori porti soldi in cassa, se neanche ci fossero quelli la questione non si porrebbe neanche. In effetti si tratta anche di un bel gruzzoletto, perché vendendo i soli cinque nomi citati, arrotondando per eccesso (molto per eccesso) nelle casse sono rientrati circa 195 milioni.
Venduti bene, non c’è alcun dubbio, ma il fatto che questi cinque nomi (che potremmo affiancare ad altri ora dalla valutazione ancora superiore rispetto agli anni giallorossi) siano arrivati in fondo nelle principali competizioni europee non può spingerci a fare altre considerazioni.
I premi Uefa
Come ad esempio le famose compensazioni annuali dell’Uefa per le squadre che arrivano fino in fondo. A chi dice che è cosa buona e giusta cedere promesse e campioni per dare un’occhiata al bilancio per esempio si potrebbe ribadire che facendo la scelta opposta, ovvero provare a fare uno sforzo economico tenendo ben salda la spina dorsale della squadra, in due anni si potrebbe arrivare a guadagnare i 195 milioni incassati in una sola sessione di mercato, tenendo però importanti elementi dell’organico a disposizione.
Basta vedere quanto la Roma ha guadagnato nello scorso anno grazie alla qualificazione in semifinale di Champions: 83,8 milioni.
Non solo cash ma anche compensazione della dimensione europea, questo il premio per chi fa la coraggiosa scelta di non vendere nell’immediato provando a competere con le proprie risorse.
“Fare mercato non è facile come sostenete”
Non vero, ma verissimo.
Avere a che fare con il brulicante ambiente del mercato, soprattutto oggi non è affatto facile, oltre ad essere dei maghi della diplomazia è necessario avere una certa destrezza coi conti. La Roma ad esempio ha messo a segno diversi colpi che si sono rivelati vincenti, (Under, Zaniolo, Pellegrini, Manolas) e spesso ci si riempie la bocca di critiche conoscendo in maniera blanda la materia oggetto di discussione.
E’ pur vero però che tante uscite insieme che poi si sono rivelate vincenti non sono una bella vetrina per qualsiasi grande club.
E ora stiamo parlando soltanto dei calciatori dal passato romanista in procinto di trionfare, non delle altre cessioni dolorose, che pur portando soldi hanno comunque indebolito la formazione giallorossa (un esempio? Paredes); o delle risaputissime operazioni in entrata poi rivelatesi fallimentari.
“Criticate per partito preso”
E’ essenzialmente il commento di chi non vuole che si parli male della propria squadra. A prescindere.
E pensare che la critica costruttiva nasce proprio nell’antica Roma, nella quale la satira era considerata un motore politico, e non una critica cieca e gratuita, a differenza dello “Psogos” greco che, al contrario, aveva proprio la funzione di attacco violento e gratuito.
La critica è volta al miglioramento e chi non capisce questo aspetto generalmente lo fa perché non vuole capire, comprendere che anche l’Udinese negli anni ha venduto bene, ma (con tutto il rispetto per il club storico della Serie A) non può certamente essere considerato una big.
Alessio De Paolis