Nel cassetto dei sogni non c’è più spazio nemmeno per l’attesa. Lo ha detto Antonio Conte, sussurrandolo a Walter Veltroni e, metaforicamente, scagliandolo in petto a ogni tifoso della Roma o almeno a quelli che stavano cullando l’illusione. Illusione, non possibilità. A dirci che persino questo vocabolo è proibitivo ce lo dice sempre Conte, quando parla di “condizioni” e di mancanza delle stesse.
Mentre una tifoseria frustrata per l’ennesima volta dalla inibizione delle proprie ambizioni (oltre che dai risultati che la squadra sta o non sta ottenendo sul campo) oggi si lecca le ferite, che cosa starà passando per la testa della dirigenza? È tramontata l’opzione che più di ogni altra avrebbe rilanciato gli entusiasmi; una parte dei tifosi, assieme a un po’ di giornalisti, stavolta ci avevano creduto: basta rammentare i dibattiti degli ultimi giorni. Ci aveva creduto anche perché la Roma, rispetto a tutte le altre pretendenti alla guida tecnica dell’allenatore salentino, aveva manifestamente mostrato il suo interesse, facendo addirittura esporre (o sovraesporre?) Francesco Totti.
Chi scrive registra quasi quotidianamente pareri e impressioni che vengono dalla piazza milanese e da quelle parti, sponda nerazzurra in primis, da settimane si dicevano ben contenti del fatto che la Roma si stesse mostrando così pubblicamente interessata. Oggi potremmo iniziare a dire che per le altre società questo interessamento ha costituito una sorta di utile specchietto per le allodole. Quali siano le allodole, purtroppo, è abbastanza chiaro.
A cosa è servito, alla fine della fiera (virtuale) tutto ciò? Forse, azzardando un’ipotesi, a poter dire: noi ci abbiamo provato, lui non ha accettato. Che sia tanto o poco, lo lasciamo al giudizio dei lettori.
Paolo Marcacci