Dalle cronache dei giornali apprendo che Salvini avrebbe scritto un libro in corso di pubblicazione presso un editore considerato “vicino” a Casapound e che da ciò si sarebbe scatenato il putiferio con tanto di minaccia di boicottaggio della celeberrima fiera del libro torinese da parte di indignati antagonisti dell’area editoriale.
La vicenda appare piuttosto curiosa, innanzitutto, perché ognuno credo possa scegliersi il santo a cui votarsi. Peraltro, qualora un editore abbia i titoli per esercitare regolarmente l’impresa, non vedo perché debba essergli preclusa una evidente opportunità commerciale per divergenze di natura ideologica.
Anzi, non si comprende perché nel libero mercato alcuni operatori possano manifestare atteggiamenti escludenti ed ostili nei confronti di chi ha le carte in regola per poter legittimamente esercitare la propria attività.
L’arrogante estromissione prenderebbe le mosse dalla “vicinanza” dell’editore alla su citata formazione politica. Posso comprendere che esistano posizioni politiche talvolta addirittura antitetiche, ma in tali circostanze se un soggetto dovesse sentirsi a disagio nel condividere temporaneamente spazi comuni ben potrebbe limitarsi a non partecipare.
Trovo invece scorretta e discriminatoria la pubblica minaccia di boicottare un evento qualora gli organizzatori garantiscano a ciascun editore, come è giusto che sia, il legittimo diritto di esporre la propria merce in una fiera di settore nel pieno rispetto degli accordi negoziati tra le parti.
La democrazia si regge quando vengono garantiti i diritti ed, al contempo, rispettati i corrispondenti doveri.
Mortificare il legittimo diritto alla partecipazione fieristica per ragioni di mera divergenza politica rende pertanto tali condotte antidemocratiche e liberticide.
La presunzione dogmatica di esser depositari dell’unica verità e di rivendicarne l’affermazione non disdettando persino la minaccia ricattatoria del “O noi! O loro!”, non rientra minimamente tra le prerogative di pluralismo culturale e di libera informazione.
Il razzismo e l’ostracismo derivano spesso dalla disattenzione e dalla superficialità con cui vengono trattati, talvolta persino sostenuti, comportamenti gravemente discriminatori.
Tornando alla democrazia val bene precisare che la linea di confine tra un diritto ed il corrispondente dovere viene tratteggiata unicamente attraverso la legge che promana dal Parlamento, organo in cui sono presenti i rappresentanti del popolo, unico sovrano, secondo la Costituzione.
Pertanto, se qualcuno pretendesse di limitare per ragioni politiche l’esercizio legittimo di un diritto a chi abbia ampia facoltà di vantarlo (per legge) compirebbe un chiaro ed odioso abuso, tipico peraltro, delle dittature.
Potrei avere idee diverse con riguardo ad entrambe le parti in commedia ma, nei limiti della legge, rispetto e rispetterò sempre ogni posizione diversa dalla mia, ad iniziare dagli eventuali commenti civilmente vergati dai lettori a proposito del mio scritto.
Enrico Michetti